Patto Casalesi-imprenditori: arresti e sequestri per 250 milioni

di Redazione

 CASTEL VOLTURNO. 14 persone, tra esponenti di clan camorristici casertani e napoletani, imprenditori e funzionari pubblici, sono state arrestate dalla Guardia di Finanza, coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Napoli.

11 le persone finite in carcere, altre tre agli arresti domiciliari. Coinvoltialcuni personaggi facenti parte delle fazioni Zagaria e Bidognetti del clan dei Casalesi e delle famiglie Nuvoletta e Polverino di Marano di Napoli. Sequestrati oltre 300 immobili, terreni e società, per un valore di circa 250 milioni di euro.

Tra i destinatari delle ordinanze di custodia cautelare, a tre dei quali è stato concesso il beneficio dei domiciliari,Raffaele Giuliani, già accusato nel 2004 di essere organico al clan e condannato con sentenza passata in giudicato, che però avrebbe continuato a gestire le attività edili per conto della camorra nel territorio di Castel Volturno e Casaluce, ottenendo da funzionari pubblici concessioni illegittime;l’imprenditore Angelo Simeoni che, attraverso il capozona del clan, Vincenzo Zagaria, avrebbe stretto il patto con la fazione dei Casalesi che fa capo al boss detenuto all’ergastolo Francesco Bidognetti, alias “Cicciotte ‘e mezzanotte”. Arrestato anche Antonio Proto Fedele, ex sindaco di Casaluce, mentre tra i tecnici pubblici coinvolto anche un funzionario del Comune di Castel Volturno, Alfonso Scalzone, fratello dell’ex sindaco Antonio.

Sequestrato il “Domitia Village” di Lago Patria, complesso turistico con lido balneare e maneggio, che, secondo le risultanze investigative, sarebbe stato realizzato anche grazie alla compiacenza di funzionari della Pubblica amministrazione e ambienti della politica locale. Un complesso con 329 unità abitative e 16 terreni per 400 mila metri quadrati, un capannone per maneggio con 100 box per cavalli, 4 lidi balneari. Sequestrati anche269 rapporti bancari, 15 società e 12 automezzi.

Sono 43, in tutto, gli indagati, ai quali vengono contestate, a vario titolo, le accuse di associazione a delinquere di stampo mafioso, truffa, abuso d’ufficio, abuso edilizo, riciclaggio di denaro proveniente dalle attività illecite della camorra.

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Il RUOLO DI GIULIANI.

L’inchiesta ha scandagliato uno dei settori dell’attività camorristica più rilevanti, nel territorio della Campania, ossia la penetrazione nel mondo imprenditoriale, in particolare nel settore edilizio e le collusioni con le pubbliche amministrazioni locali, per realizzare imponenti speculazioni. L’attività investigativa, durata tre anni, ha fatto emergere chiaramente il ruolo determinante di Raffaele Giuliani, con sentenza passata in giudicato, che operava, malgrado la condanna, nella gestione di rilevantissime attività edilizie nell’agro aversano e domitio e nei paesi limitrofi di Caserta, reinvestendo gli ingenti proventi delle attività delittuose del gruppo camorristico con la forza di intimidazione derivante dalla sua appartenenza al clan camorristico casertano e la capacità dell’organizzazione criminale di infiltrazione e condizionamento delle amministrazioni locali, in particolar modo dei Comuni di Castel Volturno e Casaluce.

Utilizzando i suoi rapporti con i vertici di clan camorristici e l’influenza dei clan sugli amministratori comunali, Giuliani, in particolare, secondo gli inquirenti, condizionava pubblici amministratori e funzionari locali, che si rendevano suoi complici, rilasciando illegittime concessioni e autorizzazioni amministrative, anche viziate da falsità. Nella prima fase delle indagini, il personale specializzato del Nucleo di Polizia Tributaria di Caserta, in sinergia con quello dello Scico di Roma, avviava mirate attività tecniche individuando ed acquisendo importantissimi riscontri investigativi alle convergenti dichiarazioni dei collaboratori di giustizia, sui principali “imprenditori camorristi” e referenti economici dei vertici dell’organizzazione criminale, disegnando in tale modo una vera e propria ragnatela di connivenze tra imprenditori, amministratori pubblici e vertici di clan camorristi, operanti nei comuni di Castelvolturno e Casaluce, dove sono state sottoposte a sequestro preventivo numerose unità abitative di notevole valore economico. Sequestro allargato anche a costruzioni presenti nei comuni di Marcianise e San Marco Evangelista.

Giuliani era già stato condannato nel 2004, con sentenza passata in giudicato, per il reato di associazione per delinquere di tipo camorristico, insieme a Vincenzo Zagaria, Alfredo Zara e ad altri soggetti rientranti fra i vertici camorristici dell’agro aversano e di Sant’Antimo (Napoli), in quanto ritenuto imprenditore organico alla camorra e diretta promanazione del clan dei casalesi, che partecipava in prima persona anche ad attività più direttamente riconducibili al piano “militare”. Malgrado fosse ancora sottoposto a misure alternative alla detenzione, in esecuzione della pena, continuava a realizzare operazioni di speculazione edilizia, in sinergia con il clan dei casalesi.

SIMEOLI E IL “DOMITIA VILLAGE”. Le indagini, si legge in una nota della Dda, hanno inoltre consentito di accertare la realizzazione illecita, da parte di Giuliani, in società con Angelo Simeoli, imprenditore legato al clan napoletano dei Nuvoletta, nel Comune di Castel Volturno, di un’enorme attività edilizia consistita nel centro residenziale “Domitia Village”, in zona Lago Patria, definito nella ordinanza cautelare “tanto imponente quanto spaventoso per l’orribile impatto ambientale, cosa che è stata possibile solo in virtù della forza economico-collusiva e di condizionamento del clan dei casalesi”. La speculazione godeva dell’appoggio di Vincenzo Zagaria, noto elemento apicale del clan dei casalesi, attraverso il quale sono stati raggiunti veri e propri patti con i referenti locali, Luigi Guida e Raffaele Bidognetti, e con gli amministratori comunali e tecnici del comune di Castel Volturno in cambio di ingenti somme di denaro. La stessa metodologia è stata utilizzata attraverso Simeoli, imprenditore e braccio economico, ritenuto diretta espressione dei clan Nuvoletta e Polverino di Marano di Napoli, che ha realizzato materialmente il manufatto, come accertato dai militari del Gico. Simeoli (detto “Bastone”), pur non essendo organicamente inserito nelle compagini camorristiche, operava stabilmente con esponenti di spicco del clan Nuvoletta e, successivamente, del clan Polverino, nonché con Raffaele Giuliani del clan dei casalesi. Il supporto stabile era prestato in maniera diversificata mediante enormi investimenti nel settore con la creazione di numerosissime società e mediante il sistematico reimpiego di provviste illecite nella realizzazione di complessi edilizi, tra cui, appunto, quello della “Domitia Village”, spunto investigativo dell’indagine.

IL FUNZIONARIO E FRATELLO DELL’EX SINDACO. Diversi funzionari e tecnici del Comune di Castel volturno, che per gli inquirenti hanno agevolato Giuliani e Simeoli nell’ottenere l’autorizzazione alla costruzione dell’opera, sono stati colpiti da ordinanza cautelare per reati di abuso e falso ideologico, aggravati perché compiuti al fine di agevolare il clan dei casalesi. Fra questi spicca la figura di Alfonso Scalzone, colpito da ordinanza cautelare in carcere anche per il reato di associazione mafiosa, per avere concretamente consigliato Giuliani e Simeoli sulle modalità per la realizzazione della abusiva lottizzazione e per avere agito da tramite tra i due ed il fratello Antonio Scalzone, già sindaco del Comune di Castel Volturno.

IACP A CASALUCE. Altrettante imponenti speculazioni edilizie, sotto l’egida del clan dei casalesi, sono state accertate dai finanzieri nel comune di Casaluce, dove Giuliani, secondo quanto accertato dai magistrati, si sarebbe avvalso, per l’attuazione dei lavori sui propri terreni ed anche per la costruzione di alloggi popolari Iacp, oltre che di Angelo Simeoli, di altri imprenditori locali e della connivenza di funzionari e pubblici amministratori del Comune, tra cui l’allora sindaco Antonio Proto Fedele, anch’egli colpito da ordinanza cautelare in carcere. A Casaluce sono finiti agli arresti anchegli imprenditori Giuseppe Di Martino e Francesco Fabozzo.

INDAGATO GENERALE IN CONGEDO. C’è anche un generale dei carabinieri in congedo tra gli indagati nell’inchiesta. Secondo l’accusa, avrebbe riferito all’ex sindaco Fedele notizie relative alla proposta di scioglimento del Consiglio comunale di Casaluce avanzata dalla Prefettura di Caserta. Nell’ordinanza emessa dal gip Pietro Carola, su richiesta dei pm Giovanni Conzo, Raffaello Falcone e Maria Cristina Ribera, si legge che l’alto ufficiale dell’Arma e l’ex sindaco avrebbero, “in concorso tra loro e con pubblici ufficiali non identificati in servizio presso la Prefettura di Caserta, rivelato segreti coperti d’ufficio, agendo l’ex sindaco quale istigatore e beneficiario del generale, che riferiva al predetto la notizia, coperta dal segreto, appresa da pubblico ufficiale non identificato, della formulazione della proposta di scioglimento del consiglio comunale di Casaluce, formulata dal prefetto di Caserta al Ministro degli Interni il 3 aprile 2006”.

“TOSSICODIPENDENTE” PER EVITARE LA DETENZIONE. Durante le investigazioni è poi emersa la capacità di Giuliani di ottenere trattamenti di favore da parte del personale della comunità terapeutica “L’Arcobaleno” di Castel Volturno, il cui vertice è stato sottoposto a misura cautelare. Nella struttura, usufruendo dei benefici previsti dalla legge, in alternativa alla detenzione in carcere, Giuliani scontava formalmente la condanna inflittagli nell’ambito del processo “Regi Lagni”, ma, simulando la partecipazione ad un percorso terapeutico–riabilitativo dalla tossicodipendenza, riusciva a gestire, indisturbato, le attività illecite. All’interno dello stesso centro assistenziale, per meglio agevolare la propria illecita attività di controllo e gestione delle vicende economiche per conto del clan dei casalesi, Giuliani aveva ottenuto che venisse assunto il cugino, da cui si faceva scortare durante gli spostamenti. Accanto a questo episodio, sono stati anche accertati molteplici episodi di cessioni di cocaina a Giuliani e la frequentazione e la gestione “uti dominus” di un importante complesso termale della provincia di Napoli.

SEQUESTRI IN CAMPANIA E CALABRIA. All’esito degli accertamenti sulla situazione economico-patrimoniale di Giuliani, dei familiari e dei vari prestanome, è stato disposto ed eseguito il sequestro di numerose società, disponibilità e rapporti bancari, beni mobili e immobili, ubicati nei Comuni napoletani di Giugliano in Campania, Casoria, Crispano, Frattamaggiore, a Salerno, Amorosi (Benevento) e Mandatoriccio (Cosenza), oltre che di autovetture di valore, riconducibili agli indagati.

GLI ARRESTATI E LE ACCUSE. Raffaele Giuliani, 57 anni, di Frattamaggiore (Napoli), imprenditore, accusato di associazione ai clan dei Casalesi e dei Belforte di Marcianise. Angelo Simeoli, 69 anni, di Marano (Napoli), costruttore del “Domitia Village”, accusato di associazione ai clan napoletani Nuvoletta-Polverino e di concorso esterno col clan dei Casalesi. Carmine Noviello, 53 anni, di Castel Volturno, dirigente pro tempore area tecnica comunale-urbanistica (poi prosciolto). Alfonso Scalzone, di Castel Volturno, dipendente del Comune di Castel Volturno e fratello dell’ex sindaco Antonio (poi prosciolto).Gli ex consiglieri comunali di Castel Volturno Antonio Russomando, 38 anni, e Giuseppe Gravante, 51 anni, accusati di aver favorito concessioni edilizie e di concorso esterno al clan dei Casalesi. Domenico Romano, 56 anni, di Castel Volturno, componente della commissione beni ambientali e paesaggistici di Castel Volturno, progettista del “Domitia Village”, accusato di concorso esterno al clan dei Casalesi. Vittorio Rovani, 69 anni, amministratore del centro di recupero “Arcobaleno” di Castel Volturno (dove Giuliani “simulava” la terapia di recupero dalla tossicodipendenza come alternativa al carcere), accusato di aver ricevuto denaro da Giuliani per farlo risultare, appunto, in regime di disintossicazione, oltre a far risultare l’altro arrestato, Giuseppe Liotti, come operatore del centro. Giuseppe Liotti, 49 anni, di Frattamaggiore, accusato di aver prelevato Giuliani dal Sert la mattina e di averlo riportato la sera nel centro, simulando l’effettuazione di terapie mediche. Antonio Proto Fedele, 60 anni, ex sindaco di Casaluce, accusato di aver permesso a Giuliani l’ottenimento di concessioni edilizie e di concorso esterno al clan dei Casalesi. Giuseppe Di Martino, 55 anni, e Francesco Fabozzo, 53 anni, imprenditori di Casaluce, ritenuti affiliati al clan dei Casalesi. Ciro Grassia, 44 anni, di Frattaminore (Napoli), accusato di essere il prestanome di Giuliani e di avergli ceduto stupefacenti presso il Sert di Castel Volturno. Vincenzo Viola, 46 anni, di Casalnuovo (Napoli), accusato di aver fornito droga a Giuliani.

Elenco sequestri e arresti per Comune

1. Casaluce (Caserta)
· n. 3 soggetti arrestati (Proto Fedele, Giuseppe Di Martino, Francesco Fabozzo);

· n. 3 terreni;

· n. 48 unità abitative;

2. Castel Volturno (Caserta)
· n. 6 soggetti arrestati (Antonio Russomando, Giuseppe Gravante, Carmine Noviello, Domenico Romano, Alfonso Scalzone, Vittorio Rovani)
· n. 1 complesso turistico “Domitia Village” (181 appartamenti);

· n. 4 lidi balneari;

· n. 1 capannone con maneggio e circa 100 box per cavalli;

3. Marcianise (Caserta)
· n. 6 terreni;

· n. 51 unità immobiliari;

· n. 2 società;

4. San marco Evangelista (Caserta)
· n. 20 unità immobiliari;

5. Sessa Aurunca (Caserta)
· n. 3 unità immobiliari

6. Teverola (Caserta)
· n. 1 società

7. Napoli:

· n. 4 società;

8. Marano di Napoli (Napoli)
· n. 1 soggetto arrestato (Angelo Simeoli)

9. Crispano (Napoli):

· n. 1 terreno

10. Frattamaggiore (Napoli)
· n. 2 soggetti arrestati (Raffaele Giuliani, Giuseppe Antonio Liotti)

· n. 3 terreno;

· n. 2 società;

11. Frattaminore (Napoli)

· n. 1 soggetto arrestato (Ciro Grassia)

12. Giugliano in Campania (Napoli):

· n. 1immobile

· n. 1 terreno

13. Casoria (Napoli)
· n. 14 unità immobiliari

14. Casalnuovo di Napoli (Napoli)
· n. 1 soggetto arrestato (Vincenzo Viola)

15. Amorosi (Benevento):

· n. 1 terreno boschivo

16. Mandatoriccio (Cosenza)
· n. 17 unità immobiliari
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