Camorra, arrestato il “colletto bianco” di Michele Zagaria

di Redazione

da sin. Michele Zagaria e Fortunato ZagariaCASERTA. Operazione “Municipio” quella compiuta dalla Dia, che stavolta ha toccato i cosiddetti “colletti bianchi” del clan dei Casalesi, in particolare dell’ex superlatitante Michele Zagaria.

Numerose le perquisizioni e gli arresti nella zona di Casapesenna, in provincia di Caserta e nel basso Lazio. In arresto il sindaco di Casapesenna, Fortunato Zagaria, 57 anni, ingegnere, omonimo ma non parente del boss arrestato lo scorso 7 dicembre. Al momento dell’arresto, avvenuto all’alba di venerdì, ha accusato un malore ed è stato ricoverato all’ospedale Moscati di Aversa. E’ accusato, in concorso con Michele Zagaria (attualmente detenuto a Novara, anch’egli raggiunto da un’ordinanza di custodia cautelare), di violenza privata nei confronti del precedente sindaco del Comune casertano, Giovanni Zara. A quest’ultimo, durante il suo mandato, era stato “consigliato” ripetutamente da Fortunato Zagaria, anche a nome del “boss”, di non assumere iniziative pubbliche contro la camorra, perché “sgradite” a Michele Zagaria.

L’intervento di F.Zagaria
ad una manifestazione sull’Unità d’Italia

Fra gli episodi contestati al sindaco, il tentativo di costringere Zara a non partecipare ad un convegno confiscato in una struttura confiscata a Luigi Venosa, prospettando una reazione negativa da parte dei familiari del boss, oppure quello di non far partecipare Zara ad una manifestazione di solidarietà con le forze di polizia a Casapesenna. “Divieto” che, avrebbe detto Fortunato Zagaria, era imposto dal superlatitante Michele Zagaria. Così come era “vietato” per Zara rilasciare dichiarazioni di elogio alle forze dell’ordine in occasione di arresti di latitanti, altrimenti avrebbe “fatto la fine” di Antonio Cangiano, vicesindaco di Casapesenna nel 1998, gambizzato in piazza e da allora costretto ad una sedia a rotelle.

Nel 2008, Fortunato Zagaria, poiché ineleggibile dopo due precedenti mandati consecutivi da sindaco (a partire dal 1998), aveva strumentalmente sostenuto Giovanni Zara (all’epoca fu presentata una sola lista, appunto quella con candidato sindaco Zara) nella convinzione di riuscire a manovrarlo e affiancandolo come vicesindaco. Dopo le intimidazioni, Zara, con grande senso civico e coraggio personale, denunciò la situazione alla magistratura e alle forze dell’ordine.

Le indagini, condotta dal capo della Dda di Napoli Federico Cafiero de Raho, e supportate anche dalle dichiarazioni del pentito Roberto Vargas, accertarono che Fortunato Zagaria effettivamente riusciva a mantenere ancora il controllo della Giunta e del Consiglio Comunale, avvalendosi della collaborazione di funzionari e impiegati del Comune. Quando Zara iniziò ad attaccare la camorra, dimostrando autonomia intellettuale e politica, Fortunato Zagaria orchestrò le dimissioni della maggioranza in Consiglio, determinando, così, lo scioglimento anticipato dell’Assise nel febbraio 2009, per poi essere rieletto sindaco alle elezioni del giugno 2009. Secondo il pentito Vargas, Fortunato Zagaria era “diretta espressione” del boss Michele Zagaria, che lo avrebbe fatto rieleggere con la forza elettorale del clan.

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