BARI. Tecnicamente non ci possono essere forme di riesumazione e non avrebbero senso. L’indagine si svolge sulla base di cose già fatte. Sono in corso delle verifiche.
Sono state queste le parole espresse del procuratore della Repubblica di Bari, Antonio Laudati, sul caso dei due fratellini di Gravina, Ciccio e Tore Pappalardi, confermando, però, lattenzione degli inquirenti sulle circostanza della morte dei due fratellini dopo la riapertura delle indagini avvenuta dopo lesposto presentato dalla madre, Rosa Carlucci.
La donna si era detta favorevole alla riesumazione dei corpi in quanto avrebbe potuto portare alla luce delle nuove verità, finora non ancora trapelate.Secondo la Carlucci, i figli sarebbero morti per una prova di coraggio e, il giorno della loro caduta, non erano soli. La donna nellesposto fa riferimento, in particolare, a 5 ragazzi, allepoca minorennie amici di giochi dei figli, che quel giorno si trovavano con Ciccio e Tore nella casa delle cento stanze.
Ciccio e Tore, 13 e 11 anni, scomparvero da Gravina di Puglia il 5 giugno del 2006. Dopo false piste, furono ritrovati morti, due anni dopo, in una cisterna di un palazzo disabitato a pochi passi dalla piazza dove furono visti lultima volta mentre giocavano a tirarsi dei palloncini dacqua.
Lautopsia stabilirà che i due bambini morirono lo stesso giorno della scomparsa. Prima del ritrovamento dei due fratellini, in carcere finì il padre,Filippo Pappalardi, con laccusa di aver ucciso i figli e di averne occultato i cadaveri.Luomo fu scarcerato solo quando vennero ritrovati i corpi e si accertò che la verità era unaltra. In corso ancora il procedimento per la richiesta di risarcimento danni per ingiusta detenzione da parte di Pappalardi.