Stupro nell’aquilano, il militare: “Ho usato la mano”

di Mena Grimaldi

 L’AQUILA. “E’ stato un rapporto consenziente. Non c’è stato alcun attrezzo esterno, ho utilizzato una mano nel rapporto amoroso con la ragazza”.

Sono state queste le parole del soldato, Francesco Tuccia, accusato di aver stuprato una ragazza di Tivoli in una discoteca del teramano il 12 febbraio scorso, nell’interrogatorio col Gip del Tribunale dell’Aquila, Giuseppe Romano Garganella, che ha firmato l’ordinanza di custodia cautelare, e del pubblico ministero, David Mancini, avvenuto nell’aula Gip del Tribunale provvisorio di Bazzano.

A renderlo noto il suo avvocato Alberico Villani. “Ha risposto alle domande e ha ricostruito la dinamica dei fatti”, ha fatto sapere il legale che contesta la perizia medico legale. “Una dinamicità che va recuperata e ricostruita attraverso più adeguati accertamenti. – ha detto – Agli atti c’è soltanto un accertamento preliminare medico-legale, due paginette redatte presso l’ospedale dell’Aquila. Per questo – ha osservato Villani – credo che sia opportuno una verifica più approfondita per verificare se effettivamente le ferite sono il prodotto di un attrezzo esterno come dice la Procura o di una mano come ha asserito oggi in aula il ragazzo. Se il ragazzo ha utilizzato un attrezzo nonè più un rapporto sessuale, ma la prova va documentata con una prova più approfondita”. “Il giovane non ha chiamato in causa nessuno. – ha poi precisato l’avvocato – Siè parlato di uno stupro di gruppo iniziale ma questo non trova conforto in niente. Il mio assistitoè stato l’unico ad avere avuto il rapporto sessuale con la ragazza, gli altri commilitoni ballavano all’interno della discoteca”.

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