BERGAMO. L’assessore regionale lombardo al territorio e urbanistica, il bergamasco Daniele Belotti, ha lanciato una raccolta di firme di politici per sostituire il pm che indaga sul caso di Yara Gambirasio.
La richiesta, inviata al ministro della Giustizia Paola Severino, e per conoscenza al vicepresidente del Csm, al procuratore generale della Corte d’Appello di Brescia e al procuratore aggiunto di Bergamo, è quella di sostituire o, in alternativa, affiancare al pubblico ministero Letizia Ruggeri un pm di provata esperienza e capacità per le indagini sul rapimento e l’omicidio della tredicenne di Brembate Sopra, scomparsa il 26 novembre 2010 e trovata cadavere tre mesi più tardi. L’iniziativa di Belotti è stata dettata dalle continue segnalazioni, anche da diversi esponenti delle forze dell’ordine, di troppi errori nel coordinamento di queste indagini.
So che è una procedura anomala quella di interferire in casi giudiziari, ha spiegato Belotti ma questo è un episodio drammatico che ha toccato tutti i bergamaschi. Per più di un anno nessuno, nonostante i gravi errori, ha criticato, ma ora, di fronte a risultati inesistenti e all’ostracismo nei confronti del perito e del legale incaricati dalla famiglia Gambirasio, è opportuno che qualche rappresentante istituzionale, al di là dei colori politici, sollevi la questione.
Bellotti nel documento ricorda, tra laltro, quelli che ritiene essere stati alcuni errori degli investigatori tra cui l’affrettato dissequestro dell’area in cui è stato ritrovato il corpo, il mancato sequestro e la mancata perquisizione dell’auto e del furgone con cui Mohammed Fikri e i suoi amici si erano imbarcati diretti a Tangeri; il mancato controllo su un centinaio di operai stranieri che lavoravano al cantiere di Mapello; la mancata richiesta di rogatoria internazionale in modo da poter verificare se il telefonino di Yara fosse stato utilizzato all’estero, dal momento che dalla scomparsa della ragazzina non è stato più ritrovato. Belotti denuncia la mancanza di coordinamento tra le varie forze dell’ordine, tanto che diversi dna risulterebbero essere stati raccolti due volte, sia dai carabinieri che dalla polizia.