Brancaccio: “Io come Schettino? Sono loro i veri vigliacchi”

di Redazione

Angelo BrancaccioORTA DI ATELLA. L’ultima uscita mediatica dei “magnifici otto”, oltre ad essere come sempre strumentale, inutile e mai costruttiva, mi vitupera e mi impone di interloquire di prima persona.

Di tutto mi si può accusare, tranne di essere un “vile” come quel comandante che ha abbandonato la propria nave. Squallide asserzioni, queste, rese da gentaglia disgraziata, adirata, frustrata e fallita, politicamente, professionalmente ed economicamente, il cui esclusivo proposito era, ed è, di scatenare una mia reazione agli incessanti insulti e istigazioni che quotidianamente indirizzano a me e ai miei familiari. Loro si, da veri “vigliacchi”.

E’ vero, ed è noto a tutti, che sono al centro di vicende giudiziarie che oggi mi vedono sotto processo, sono io stesso a rammentarlo ad ogni circostanza utile. Ma non approvo ramanzine da chicchessia, tantomeno da soggetti moralmente ripugnanti che con le loro “mandrakate” hanno raggirato e imbrogliato quasi tutto il paese, compresi i loro affetti più cari, hanno conosciuto l’onta del fallimento tecnico-imprenditoriale, e, a causa delle manie di grandezza degne del migliore Montezemolo, si sono indebitati fino al collo tanto che per tirare a campare sono stati costretti a “pignorare anche i propri figli”. Non approvo ramanzine da soggetti che hanno acquisito terreni di proprietà della Curia Vescovile pretendendo, poi, il cambio di destinazione e oggi sono in procinto di consegnare una lottizzazione.

Non approvo ramanzine da soggetti che, dall’alto del proprio rigore morale (sic!), avvalendosi di “teste di legno”hanno firmato progetti fasulli e, sempre dall’alto del proprio rigore morale (sic!) hanno edificato palazzi in rispetto cimiteriale e in prossimità dei tralicci dell’alta tensione. Non approvo ramanzine da soggetti che, nella loro qualità di pubblici impiegati per espletare il proprio dovere d’ufficio pretendono come merce di scambio voti o “altre utilità”.

Non approvo ramanzine da soggetti che, per mettere a tavola un piatto di lenticchie, sono costretti a vivere senza dignità e a proferire “signor si, padrone!”. Non approvo ramanzine da soggetti che quando, in tempi non sospetti, hanno ricoperto incarichi in giunta hanno mostrato particolare speditezza ad accordare subappalti a parenti, a “sistemare”consanguinei e a “farsi”edificare cappelle gentilizie.

Per i nomi? Vi invito tutti al prossimo consiglio comunale. Su una cosa, tuttavia, concordo con i nostri “magnifici otto”: la gente sa a chi affidare le sorti del paese e stiano tranquilli perché mai nessuno “oserà” affidare nelle loro mani un solo euro.

Infine, spero che i “magnifici otto”mi querelino singolarmente, così potrò provare nelle competenti sedi quanto da me asserito.

Angelo Brancaccio, Sindaco di Orta di Atella

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