Profughi africani ripuliscono le aree verdi cittadine

di Redazione

 CASAGIOVE. Encomiabile iniziativa di un gruppo di profughi africani in città, degna di essere opportunamente registrata.

Per ringraziare della buona accoglienza la cittadinanza ed il sindaco Elpidio Russo in particolare, e per dimostrare la loro volontà di integrarsi nel nostro Paese come cittadini attivi e volenterosi, hanno deciso di ripulire alcuni parchetti pubblici di Casagiove. Sabato 10 marzo, circa 30 di essi hanno cominciato col pulire un parco nell’area della 167 e si propongono di proseguire l’opera nelle prossime settimane, spostandosi in altre aree verdi cittadine. A Casagiove dicono di essersi sentiti ben accolti dalla popolazione: “Siamo ospitati ottimamente, dichiarano concordi alcuni di essi con occhi dai quali traspare tanta gratitudine, all’Hotel Regina di Tonino Esposito e non ci manca nulla sul piano materiale. I casagiovesi ci hanno accolti benissimo dal primo momento del nostro arrivo, abbiamo l’assistenza sanitaria e stiamo frequentando un corso di Italiano presso l’ex Caserma De Martino.

Ringraziamo per questo il sindaco Elpidio Russo e don Lorenzo Maggetto, che ci hanno molto aiutato”. I rifugiati rifiutano orgogliosamente l’assistenzialismo e non vogliono essere di peso per la città che li ospita con tanta generosità: se dipendesse da loro, comincerebbero a lavorare oggi stesso. Stanno già frequentando, presso l’ex Caserma De Martino, corsi di italiano organizzati da cittadini di Casagiove. L’iniziativa sta andandoa buon fine, grazie al determinante sostegno dell’Amministrazione Comunale ed in particolare del sindaco Elpidio Russo, che anche in quest’occasione conferma ulteriormente la sua squisita sensibilità.

Adesso i profughi chiedono all’Amministrazione un ulteriore contributo, che avrebbe una grossa valenza per una loro dignitosa sistemazione: vorrebbero partecipare a corsi di formazione professionale. Infatti hanno fatto mille mestieri, hanno buona volontà, ma non sono abituati al modo di lavorare dei paesi occidentali. Hanno ardente desiderio di imparare a lavorare alla nostra maniera per potersi inserire nella nostra società a pieno titolo, senza essere di peso a nessuno.

“Il sindaco Russo ci è stato molto vicino, – dicono – si è impegnato a sostenerci per permetterci di inserirci come cittadini bravi, onesti, che non dipendono dall’assistenza pubblica”. In città sono attualmente ospitati circa 300 profughi africani in attesa di permesso di soggiorno come rifugiati politici ed umanitari. “Veniamo da paesi poverissimidel centro Africa”, ci dice Guoem Adina, 29 anni, proveniente dal Burkina Faso, io sono dovuto fuggire dal mio Paese, perché ero un leader del partito politico che ha perso le elezioni. Dopo il voto, il partito al potere ha cominciato a perseguitarci, ci sono stati scontri e morti ed io sono stato arrestato”.

La testimonianza del Okolo Emanuel è drammatica: “Molti di noi sono cristiani provenienti dalla Nigeria, scappati per sfuggire agli attentati ed alle persecuzioni degli estremisti islamici”. Un altro profugo, Samuel Zakaria, racconta: “Mio padre era un uomo ricco e potente nel mio villaggio. Lui era musulmano, mentre mia madre era cristiana. Quando è morto mio padre, i suoi parenti non volevano che io prendessi l’eredità, perché non mi considerano un buon mussulmano avendo la madre cristiana. Hanno ucciso mia madre e suo fratello, ed io sono dovuto fuggire per salvarmi la vita”.

Molti i rifugiati provenienti dalla Somalia, fuggiti dal disastro del Darfur: un conflitto interetnico aggravato da una disastrosa siccità e da una carestia, che ha causato decine di migliaia di morti. Altri rifugiati vengono dal Niger, paese posto alle spalle della Libia e della Algeria che è uno dei 10 stati più poveri al mondo, in pratica è un calderone di sabbia rovente. Sono arrivati in Italia fuggendo davanti alla morte. Hanno attraversato il deserto del Sahara a piedi o con i mezzi dei trafficanti d’uomini. Lungo il percorso sono stati rapinati di tutto.

Addirittura, spesso viene fatta bere loro acqua infetta per causare la diarrea e così i trafficanti trovano le palline di cellofan con dentro i soldi che avevano inghiottite. Moltissimi sono morti di stenti e di sete lungo il percorso, molti altri sono morti durante la traversata del Mediterraneo che li ha portati a Lampedusa. Fortunati i 200 rifugiati africani ospiti di Casagiove. Per essi il calvario è terminato: hanno trovato l’eden.

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