Tolosa, polemica contro gli 007: “Il killer non doveva essere libero”

di Redazione

Mohammed MerahTOLOSA. E’ polemica sul killer di Tolosa, Mohammed Merah. Molti si chiedono: poteva essere arrestato prima di commettere tanti crimini?

Il giovane, morto nell’assalto delle teste di cuoio francesi, era infatti seguito da anni dagli 007 francesi. Ma ciò non gli ha impedito di uccidere a sangue freddo sette persone, tra cui tre bambini. Il governo si ripiega sulla difensiva. Per il presidente Nicolas Sarkozy i servizi segreti non hanno nulla da rimproverarsi. Merah, tuttavia, era nella “lista nera” degli Stati Uniti sui sospetti terroristi. Lo riporta il Wall Street Journal, citando fonti del controterrorismo americano. Il ragazzo era finito nella cosiddetta “No fly list” nel 2010, dopo che era stato fermato in Afghanistan.

“Non c’era alcun elemento per fermare Mohamed Merah. Non abbiamo il diritto in un Paese come il nostro di sorvegliare in modo permanente, senza una decisione giudiziaria, qualcuno che non ha commesso un delitto. Viviamo in uno Stato di diritto”, ha detto Sarkozy, che ha sottolineato: “Non un pazzo, un mostro”. Mohamed è morto combattendo, da “jihadista”, come proclamava di essere, anche se la sua appartenenza a gruppi legati ad al Qaida è tutta da dimostrare, nonostante la rivendicazione giunta nel pomeriggio.

A Francois Molins, procuratore di Parigi, è toccato il compito di fornire subito dopo i fatti, la versione ufficiale: gli uomini dei reparti sono entrati nella casa con armi “non letali”, come ha precisato il loro comandante. Hanno ispezionato tutti gli ambienti, il salone, il wc, la cucina. Nessuno. Poi hanno localizzato l’unico posto in cui Merah avrebbe potuto rifugiarsi, il bagno. Di colpo, è stato lui ad attaccarli, uscendo come “una bestia furiosa” – ha riferito un agente – sparando all’impazzata con due armi in mano e una a tracolla. Ha ferito, non gravemente, due agenti, è riuscito a farsi strada fino al salone e al balcone, lanciandosi in strada. “Sparava anche mentre saltava giù”, ha detto Molins. È stato uno dei cecchini dei raid, appostato attorno all’abitazione, a raggiungerlo con un proiettile alla testa, “per legittima difesa”, ha sottolineato Molins.

Merah è rimasto inanimato sulla strada, con la sua djellaba nera sotto la quale i poliziotti hanno subito scoperto un giubbotto antiproiettile. Era pronto a tutto, si era preparato per finire così, aveva armi di offesa e sistemi di difesa, sapeva come attaccare di sorpresa, come ingannare e confondere gli avversari ed è riuscito a resistere fino all’ultimo secondo possibile.

Molins ha precisato che la telecamera per filmare le sue azioni sanguinose è stata ritrovata, che i video esistono. Ha dato anche qualche anticipazione, anche se sembra che il killer li abbia diffusi sul web: “Tu uccidi i miei figli, io uccido te”, lo si vede gridare al primo militare sua vittima mentre gli spara in testa. Dopo avere fatto fuoco sul gruppo di parà, invece, lo si vede fuggire in scooter gridando “Allah è grande”. Il fratello del killer, intanto,resta in stato di fermo: sarà probabilmente incriminato per terrorismo e detenzione di esplosivi.

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