MILANO. La vicenda processuale che ha visto protagonista Marcello Dell’Utri è una cosa incredibile, una storia durata diciannove anni di sofferenza e di gogna.
Silvio Berlusconi ha commentato così la sentenza con cui la Cassazione ha annullato la condanna in appello di Dell’Utri per concorso esterno in associazione mafiosa. Ma è tutto il Pdl a fare quadrato attorno al senatore e ad andare all’attacco di quei magistrati che hanno espresso critiche e commenti negativi all’esito processuale.
Ho letto commenti violenti sulla sentenza Dell’Utri da parte del partito della magistratura. Quando le sentenze erano di loro gradimento, dicevano che le sentenze non si commentano ha detto il segretario Angelino Alfano intervenendo ad una manifestazione del partito, con un probabile riferimento indiretto alle parole del procuratore aggiunto di Palermo, Pier Antonio Ingroia, che in un’intervista al Fatto Quotidiano ha parlato di colpo di spugna sul metodo Falcone. Lo stesso Alfano ha precisato di aver letto questa mattina sui giornali dichiarazioni in cui si chiede di cancellare quella sentenza. La magistratura è divisa in partiti che per eufemismo si chiamano correnti – ha aggiunto il leader del Pdl -. Correnti che fanno congressi e che hanno iscritti.
Anche le parole del procuratore di Torino, Giancarlo Caselli, ex procuratore capo a Palermo, hanno suscitato la reazione del Pdl. Il magistrato ha sostenuto in un’intervista a Repubblica che la requisitoria del sostituto procuratore generale della Cassazione Iacoviello non ha ferito solo me ma Giovanni Falcone che ha teorizzato e concretizzato nei maxiprocessi il concorso esterno in associazione mafiosa. Le affermazioni di Iacoviello sono quantomeno imbarazzanti.
A Caselli, che secondo il quotidiano avrebbe evocato anche provvedimenti disciplinari da parte del Csm, ha replicato il capogruppo pidiellino alla Camera, Fabrizio Cicchitto: Evidentemente al dottor Caselli sono saltati i nervi se invoca addirittura provvedimenti disciplinari del Csm nei confronti del sostituto procuratore Iacoviello per l’arringa fatta e per quello che ha detto sul reato di concorso esterno in associazione mafiosa. A proposito: è evidente che esso consente dei margini incredibili di discrezionalità anche a pubblici ministeri politicizzati per cui va eliminato o comunque profondamente rivisto come sostiene anche uno che se ne intende in materia come Luciano Violante.