BARLETTA. Potrebbe essere stato un errore di etichettatura o confezionamento del medicinale ad aver causato il 25 marzo scorso a Barletta la morte di Teresa Sunna, 28 anni, e lavvelenamento di altre due mentre eseguivano un test per le intolleranze alimentari.
Secondo la Procura di Trani, che sta lavorando sul caso, lerrore potrebbe essere avvenuto in una delle fasi successive alla produzione: il nitrito di sodio, sostanza tossica, sarebbe stato immesso in contenitori etichettati come sorbitolo, che è invece un integratore alimentare innocuo.
Gli inquirenti, ora, dovranno capire se l’errore di etichettatura sia stato compiuto dall’azienda irlandese Mistral che ha rivenduto il prodotto o in ulteriori fasi intermedie di passaggio. Gli esami compiuti nelle ultime ore dal tossicologo, Roberto Gagliano Candela, hanno ,infatti ,confermato che non c’era sorbitolo nella sostanza somministrata nel centro clinico dove si erano recate le tre donne.
La sostanza ingerita conteneva, oltre alla concentrazione al 70% di nitrito di sodio, probabilmente solo sali di lavorazione e neppure un minimo di sorbitolo.La Procura sta lavorando incessantemente al caso, visto che sarebbero 22 gli acquisti del lotto di sostanza, che a Barletta, si è rivelata essere mortale. Oltre a quello avvenuto in Italia, risulterebbero tre acquisti in Francia, uno in Belgio, uno in Lettonia. Alcuni anche nel Regno Unito.
Nella mattina di martedì il sostituto procuratore di Trani ,Michele Ruggiero, che indaga sul caso, ha incontrato gli amministratori della Cargill per cercare di individuare esattamente in quale passaggio della filiera di produzione e vendita è avvenuto l’errore che ha consentito la presenza di nitrito di sodio.