Non solo mafia: i Comuni saranno sciolti anche per corruzione

di Gennaro Pacilio

Patroni GriffiROMA. I Comuni potranno essere sciolti anche per corruzione. È come la mafia, la camorra e il comune si potrà sciogliere.

La commissione incaricata dal ministro della funzione pubblica, Patroni Griffi, ha illustrato le linee guida su tre direttrici: doppi incarichi, fedina penale e potere dei prefetti. Non solo i comuni ma anche le province potranno essere sciolte se non verranno rispettati i criteri predisposti per la lotta alla corruzione. Il documento presentato da Patroni Griffi, insieme alle colleghe di Interno e Giustizia, Cancellieri e Severino, introduce la norma con cui il governo intende sostenere la lotta alla corruzione, anche grazie al contributo della commissione nominata da Patroni Griffi e presieduta da Roberto Garofoli.

Il guardasigilli Severino ha annunciato che entro dieci giorni le modifiche sancite dal governo arriveranno nell’Aula della Camera, un testo che fino a questo momento era stato risposto nel dimenticatoio e che non riscontra ancora i favori del Pdl. Per questo il governo si trova costretto a mediare con Niccolò Ghedini.

Nel documento si legge che la lotta alla corruzione è diventata nei fatti una priorità del governo Monti, perché trattasi di piaga che mina la fiducia dei mercati e delle imprese. Le prassi corruttive, infatti, provocano tra i loro molteplici effetti, quello deleterio di allontanare la competitività, con investitori che scelgono altri luoghi e il paese in questo modo si allontana dal guadagno e dalle possibilità reali di crescita. Se non adeguatamente contrastata, la corruzione è causa di costi enormi, primo fra tutti la destabilizzazione delle regole dello stato di diritto e del libero mercato. Ingenti sono inoltre i costi per lo stato, i mancati incassi, la mancata concorrenza. La Corte dei Conti ha stimato il problema in diversi miliardi di euro annui.

Altro capitolo la trasparenza. Per impedire che le cariche si raddoppino o si triplichino, serve perseguire una marcata indipendenza personale della dirigenza amministrativa. Per evitare pericolosi incroci, come le commistioni con le imprese locali, anche per perseguire una maggiore fiducia da parte del cittadino-elettore verso le istituzioni.

Per questo una delle priorità è una regolamentazione seria e rigida dei rapporti tra chi gestisce gli incarichi amministrativi e l’insieme dei fattori esterni che potrebbero influire sulle decisioni del funzionario in questione. Il riferimento è alle situazioni di conflitto che si possono creare, come le cariche societarie, gli incarichi temporanei, magari nelle stesse imprese che poi intrecciano con quell’amministrazione rapporti professionali. In secondo luogo, è da affrontare il nodo degli amministratori locali con precedenti penali, a cui si potrebbe, perché no, estendere la proposta dell’incandidabilità di chi ha la fedina penale sporca.

Andrebbe inoltre ripensato complessivamente il sistema delle regole circa l’accesso alla carica dei cosiddetti titolari di organi politici – prosegue la nota della commissione – con la parziale riscrittura della disciplina dell’ineleggibilità, introducendo un rigido divieto di ricoprire cariche elettive e di governo a seguito di sentenze di condanna per talune fattispecie di reato.

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Redazione
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