Camorra, agguato al nipote di Bardellino: 8 arresti, tra cui figlio Sandokan

di Redazione

Nicola SchiavoneCASERTA. I carabinieri del nucleo investigativo di Caserta e della compagnia di Casal di Principe, coordinati dalla Dda di Napoli, hanno eseguito otto ordinanze di custodia cautelare in relazione al duplice omicidio di Antonio Salzillo e Clemente Prisco, compiuto a Cancello ed Arnone il 6 marzo 2009.

Il movente è da individuarsi nella riaffermazione della leadership del gruppo Schiavone nelle zone assoggettate al proprio controllo e nel voler punire, con la morte, una delle due vittime, Antonio Salzillo, 50 anni, nipote dell’ex capo dei casalesi Antonio Bardellino, assassinato in Brasile nel maggio 1988, che dopo anni di “esilio” a Gallarate (Varese) era rientrato in provincia di Caserta senza l’autorizzazione dei vertici del clan ed aveva iniziato a gestire un’attività commerciale, ossia la vendita di autovetture usate.

Ma la circostanza che più di tutte ha decretato irrevocabilmente la sua condanna a morte è stata quella di aver osato disprezzare il simbolo dei “casalesi” vincenti: Francesco “Sandokan” Schiavone, in carcere al 41bis. Tra gli organizzatori dell’agguato, infatti, vi è proprio il figlio maggiore del boss, Nicola, arrestato il 15 giugno 2010. Altri destinatari dei provvedimenti sono: Franco Bianco, Michele Ciervo, Carmine Morelli, Massimo Russo (alias “Paperino”, fratello di Giuseppe detto “Il Padrino”), Francesco Salzano e Pasquale Giovanni Vargas) accusati di aver partecipato, con ruoli diversi, al delitto. Indagati anche due coniugi di Cancello ed Arnone, Ernesto Arrichiello e Teresa Massaro, ritenuti responsabili di aver ospitato consapevolmente il commando omicida (composto anche da Vargas e Russo, all’epoca latitanti), offrendo loro il vitto e l’appoggio logistico necessario al fine di agevolarli. Per la “disponibilità” manifestata veniva loro regalata da Nicola Schiavone un’autovettura Mercedes classe A.

Il fratello di Antonio Salzillo,Paride, era stato ucciso alla fine degli anni Ottanta dalle nuove leve del clan dei Casalesi che avevano precedentemente eliminato lo zio Antonio.Clemente Prisco, 45 anni, nato ad Ottaviano ma residente nella zona di Cancello Arnone,era inveceimparentato con un altro storico boss della camorra campana:Raffaele Cutolo, fondatore e capo della Nuova Camorra Organizzata.

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L’OFFESA A SANDOKAN.

Noncurante della nota vicinanza di Salvatore Caterino (attualmente collaboratore di giustizia) al gruppo Russo, Salzillo gli riferiva testualmente: “Casale era una zona bellissima e quella merda di Sandokan l’ha rovinata”. Caterino non perdeva tempo a riferirla a Massimo Russo. La reazione era immediata: in particolare, dopo che Russo incontrava Massimo Schiavone e gli raccontava del rientro non autorizzato del Salzillo e della frase offensiva dallo stesso indirizzata alla famiglia Schiavone, i due ne decretavano la condanna a morte.

L’AGGUATO. L’omicidio veniva organizzato d’urgenza in pochissimi giorni, con il coinvolgimento di pochi intranei al gruppo Schiavone, tra cui anche gli allora latitanti Pasquale Vargas e Massimo Russo. La preparazione dell’agguato, infatti, veniva tenuta all’oscuro sia degli allora superlatitanti Antonio Iovine e Michele Zagaria, poiché in altre occasioni si era tentato di ammazzare Salzillo ma questi era sempre sfuggito all’attentato, per cui, in base a quanto deciso da Nicola Schiavone, si doveva procedere nella massima segretezza. Infatti, a distanza di pochi giorni dalla “sentenza di morte”, il commando, armato di kalashnikov e pistole semiautomatiche, a bordo di un’Audi station wagon con targa clonata (Morelli alla guida, a bordo Russo, Vargas e Crescenzo Laiso, quest’ultimo ucciso qualche mese dopo) una volta allertato della presenza della vittima da parte dei due “specchiettisti” a bordo di una Toyota Yaris (Salvatore Caterino e Franco Bianco), dopo un breve inseguimento affiancò l’autovettura Bmw condotta daSalzillo e con a bordo Prisco, che transitavano sul territorio di Cancello Arnone, al confine con Villa Literno, in località Santa Maria a Cubito. In quel frangente, Russo, armato di un kalashnikov, sparava una prima raffica all’indirizzo di Salzillo, il quale perdeva il controllo dell’autovettura finendo nel canale per la raccolta delle acque reflue, dove il commando esplodeva altri colpi d’arma da fuoco terminando quindi l’agguato. I killer, subito dopo l’esecuzione, si recavano nell’abitazione di Franco Bianco, a Casal di Principe, che, quale compenso per la sua “ospitalità”, riceveva la somma di 1500 euro. Michele Ciervo è accusato di aver partecipato alle fasi preparatorie e organizzative dell’omicidio, fornendo la sua disponibilità per agevolare l’esecuzione dell’azione delittuosa e provvedendo a nascondere l’autovettura utilizzata per commettere il delitto; autovettura incendiata alcuni giorni dopo da Caterino e Bianco. Secondo le dichiarazioni di un pentito, Nicola Schiavone, soddisfatto dell’operato dei suoi killer, avrebbe regalato a ciascuno di essi 50 grammi di cocaina e 10mila euro.

ZAGARIA VOLEVA UCCIDERE SANDOKAN JR? Dalle dichiarazioni di altro collaboratore di giustizia emerge la strisciante contrapposizione fra Michele Zagaria e Nicola Schiavone. In particolare, il motivo del contrasto fra l’allora latitante e il figlio di Sandokam risiedeva nella circostanza che i maggiori guadagni del clan erano gestiti da Zagaria, che aveva i contatti con gli imprenditori più importanti e gestiva i lavori più grossi. Zagaria, inoltre, avrebbe autorizzato il ritorno nella provincia di Caserta di Antonio Salzillo, che era sospettato da Nicola Schiavone di essere stato incaricato dallo stesso Zagaria di ucciderlo per divenire il leader incontrastato del “clan dei casalesi”. Nel suo progetto criminale, Zagaria avrebbe poi assassinato anche Salzillo.

IL TRIPLICE OMICIDIO PAPA-BUONANNO-MINUTOLO. Francesco Salzano, 39 anni, è invee accusato di aver preso parte alle fasi preparatorie dell’omicidio. E’ in carcere dal 10 febbraio 2011, quando fu tratto in arresto a Fortaleza, in Brasile, perché accusato di aver commesso in concorso il triplice omicidio di Giovanni Battista Papa, Modestino Minutolo e Francesco Buonanno, sequestrati e uccisi nel maggio 2009 a Villa di Briano.

L’AGGUATO. Quel venerdì mattina Salzillo e Prisco erano a bordo di una Bmw, sul territorio di Cancello Arnone, al confine con Villa Literno, in località Santa Maria a Cubito. Venivano affiancati da un’altra vettura dalla quale i sicariesplodevano colpi di grosso calibro. Salzillo, checonduceva la Bmw, perdeva il controllo della vettura, finendo in un canale adiacente alla strada. Prisco, che sedeva sul lato passeggero, si lanciava dall’auto in corsa e rovinava sulla carreggiata, dove moriva a causa delle gravissime ferite riportate.

Il recupero dell’auto di Salzillo (06.03.2009)

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