CASAL DI PRINCIPE. Restituita la mano d’oro rubata nella notte tra mercoledì e giovedì dal sepolcro dove riposa don Peppe Diana, il sacerdote ucciso della camorra il 19 marzo 1994.
Domenica mattina, intorno alle 7, il custode del cimitero di Casal di Principe l’ha rinvenuta al momento dell’apertura del cancello; la piccola targa del diametro di 7 centimetri, donata da don Luigi Ciotti alla famiglia del prete, era all’esterno dell’ingresso, a terra.
L’avevo detto che si trattava di balordi, appena hanno visto la reazione che hanno provocato con il furto nella gente di Casale e nelle istituzioni hanno capito di aver commesso un grosso errore. Mia madre finalmente si è tranquillizzata. Così Emilio Diana, fratello di don Peppe, commenta il ritrovamento della mano d’oro rubata dalla tomba del sacerdote ucciso dai Casalesi il 19 marzo 1994. Emilio tira anche un grosso sospiro di sollievo perchè il rinvenimento di questa mattina probabilmente esclude il nesso con il furto del calice e delle pissidi con le ostie consacrate avvenuto sempre giovedì nella parrocchia di San Nicola di Bari dove mio fratello esercitava il suo ministero. Un eventuale collegamento sarebbe stato preoccupante. I balordi che hanno agito nella cappella cimiteriale pensavano che la mano fosse completamente in oro, ma lo era solo all’esterno.
Per la famiglia del sacerdote sarà finalmente una buona domenica: Mia madre – dice Emilio Diana – soffriva perchè diceva che a Peppe nemmeno da morto lo lasciano tranquillo. Ora spero sia diverso, abbiamo avuto concreti segnali in questi giorni che qualcosa è davvero cambiato: la scomunica dei ladri da parte del Vescovo di Aversa, la manifestazione di ieri cui hanno partecipato tutti i rappresentanti delle istituzioni, tanti bimbi e tanti cittadini. Non ci sentiamo affatto soli, segno che il messaggio di mio fratello è immortale.
Il follaro doro era stato portato via dopo che la porta della cappella era fondata nottetempo, probabilmente con un calcio. Era incastonato nella lapide sepolcrale, accanto alla data di nascita, e al calice e alla pisside che servivano a don Peppe per celebrare messa. Ora si attende che anche i calicitrafugati in chiesavengano restituiti ai fedeli.