CESA. Vivevamo in un territorio ricco e a forte vocazione commerciale, ma non ce ne siamo accorti. La crisi economica che sta attanagliando da mesi l’Italia, a quanto pare, a Cesa non è arrivata
… e fioccano progetti faraonici e milioni di euro a palate da destinare a ristrutturazioni, apertura di nuovi cantieri ed implementazione del tessuto commerciale esistente. In un momento in cui, per effetto dei tagli dei conferimenti statali, per i piccoli comuni come il nostro, diventa difficile garantire anche i servizi essenziali, c’è chi pensa ad un costoso studio di fattibilità preliminare all’avvio del Piano Urbanistico Comunale, al recupero del centro storico, con interventi di ristrutturazione e ricostruzione con finanziamenti fino al 70% del costo dell’intervento, alla riesumazione del piano colori e, udite, udite, addirittura alla realizzazione di un centro commerciale naturale, con 30 o 40 attività commerciali finanziate con contributi regionali e comunitari. Basta fare un salto in qualche grosso centro vicino o semplicemente fare una veloce ricerca su internet, per rendersi conto delle molteplici difficoltà che presenta l’avvio di un Ccn.
Parafrasando una celebre pubblicità, non è più il momento di vendere sogni, ma solide realtà. Le condizioni per attrarre investitori sul nostro territorio, mancano. Anche perché le aree più adatte ad ospitare attività commerciali, sono state stravolte e destinate ad altro.
La ristrettezza del territorio comunale e l’elevata densità di popolazione impongono, una volta realizzato il piano di edilizia economica e popolare, scelte urbanistiche di tutela del territorio tali da indirizzare l’edilizia privata verso la manutenzione, la ristrutturazione e la ricostruzione dell’esistente anche attraverso forme di incentivazione a costi sostenibili.
Non ce ne voglia l’amico Cesario Villano, candidato con la lista Progetto Democratico per Cesa, ma, allo stato attuale, far intravedere posti di lavoro e cantieri ai giovani del nostro paese, è a dir poco azzardato. Per non parlare dell’idea di controllare eventuali flussi e di trattenerli nel paese, a che titolo poi, non è dato saperlo. Roba da Russia degli anni 30.
Accogliamo con favore il suo invito a collaborare per il Bene Comune e proponiamo di iniziare da un punto importantissimo: non illudere la gente. Dopo proposte passate alla storia quali quelle di portare il mare o la stazione a Cesa, non vorremmo correre il rischio di sentire annunciare la candidatura del nostro paese ad ospitare la prossima coppa del mondo di calcio.
Nota inviata da Cesa al Centro