“Adotta una poesia”: Antonio Fiore tra i finalisti

di Gennaro Pacilio

Antonio Fiore GRICIGNANO. Il poeta gricignanese Antonio Fiore entra, con pieno merito, tra i venti finalisti del concorso nazionale “Adotta una poesia”, promosso da Lenois e Il Dispari nell’Isola d’Ischia.

La giuria nominata e presieduta dalla direttrice artistica del progetto culturaleLenois, Roberta Panizza, ha selezionato dapprima 87 poesie e, successivamente le venti poesie che saranno pubblicate nell’apposita Antologia per essere, infine, premiate secondo le indicazioni di un voto popolare che deciderà la classifica dei primi tre premiati. Fiore partecipa alla competizione con ben due poesie che figurano entrambe tra le prime venti classificate. Al nostro concittadino, che da tempo coltiva la nobile passione per lo scritto poetico, il nostro apprezzamento che sia di buon auspicio per il concorso. Queste le due liriche finaliste.

Dipinto di un poeta

…chiude gli occhi e sogna

mete di illusioni ritrovate

nei cespugli di lontane emozioni.

Mentre il vento trasporta

la nave dei sogni

le immagini cullate dalle onde

s’addormentano col cielo

innevato di stelle.

Il vermiglio saluta la luna

sul davanzale di nuvole

e poi scompare nel vespro

di un tramonto.

Lo sguardo smarrisce

nel verseggiare di illusioni,

che incise sui muri del cuore

ravvivano i sogni latenti

nella cornice dell’immaginazione.

La penombra avvolge la tela

di riflessi e ombre delineate

dalla creatività di un sognatore,

capace di volare col vento dei pensieri

per placare turbolenti mareggiate

e approdare nella quiete di bassa marea.

La luce s’innalza e lui è ancora lì

che dipinge la varietà del tempo che scorre

inesauribilmente verso nuovi orizzonti:

senza eludere le attese e i lontani ricordi

rincorre i sogni del suo dire

per dare essenza al proprio sentire.

…tinti di cenere

Se potessi prosciugherei il mare dalle impurità;

svestirei il cielo da fumi e nembi insalubri

per ridare vivacità ai colori dell’iride,

che solcano l’opacità lungo l’intercalare dell’orizzonte;

e col vento spazzerei gli odori nefasti

che soffocano i fiori di primavera.

Se potessi diverrei cantastorie del tempo

per raccontare alle stelle

le vicissitudini impresse dai malfattori di zolle;

e lì, nella tetra distesa d’alberi monchi e aride praterie

m’incamminerei, a piedi nudi, verso sinuosi sentieri

per ritrovare la nitida luce della speranza.

E da quella luce che si erge dalla sorgente dell’infinito

si ravvivi l’aratro dei giusti che traccia la via;

e lì, nell’immensità vivente,

terra di profumi e miele inalterato,

germogli la vite che si espande sulle lagune

per ricolmare il cielo e il mare di moltitudine pura
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Redazione
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