ROMA. Il 25 aprile è la festa della riunificazione e dalla Liberazione deve arrivare una lezione di unità nazionale anche oggi per superare la crisi.
Lo ha detto il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, parlando in piazza del Popolo a Pesaro in occasione delle celebrazioni del 25 aprile. Non ci si scagli contro la politica, ha poi avvertito il capo dello Stato, difendendo il ruolo dei partiti. Combattere il marcio ma no a cieca sfiducia, ha detto Napolitano sostenendo che non si debba dar fiato ai demagoghi.
La festa della liberazione è la festa della riunificazione dell’Italia, ha detto Napolitano e parla del patto nazionale che unisce il Paese. Dinanzi alla crisi che ha investito l’Italia e l’Europa, abbiamo bisogno di attingere alla lezione di unità nazionale che ci viene dalla Resistenza e abbiamo bisogno della politica come impegno inderogabile, ha aggiunto. Occorre impegnarsi perché dove si è creato del marcio venga estirpato, perché i partiti ritrovino slancio ideale, tensione morale, capacità nuova di proposta e di governo, ha continuato Napolitano.
E’ la festa di tutto il popolo e la nazione italiana e nessuna ricaduta in visioni ristrette e divisive del passato, dopo lo sforzo paziente compiuto per superarle, è oggi ammissibile, aveva detto ieri Napolitano al Quirinale, aprendo le celebrazioni per lanniversario della Liberazione.
Napolitano ha deposto una corona d’alloro davanti alla tomba del Milite Ignoto al Vittoriano. Era accompagnato dal presidente del Consiglio, Mario Monti, e dai presidenti del Senato, Renato Schifani, e della Camera, Gianfranco Fini. Presenti dopo le polemiche sulla partecipazione alle celebrazioni anche la presidente della Regione Lazio, Renata Polverini e il presidente della Provincia, Nicola Zingaretti.
All’arrivo Napolitano è stato salutato dai picchetti d’onore dei Carabinieri, della Marina, dell’Esercito, dell’Aeronautica e della Guardia di Finanza. Schierati ai lati della scalinata del Vittoriano in alta uniforme i corazzieri. Prima di deporre la corona d’alloro il presidente della Repubblica ha reso omaggio ai reparti militari schierati sul piazzale antistante l’Altare della Patria. Monti è poi andato al Museo storico della liberazione di via Tasso. Il premier ha osservato attentamente tutte le “celle” espositive ascoltando la spiegazione del direttore del museo, Antonio Parisella. Prima di lasciare i locali che furono di prigionia, Monti ha firmato il libro degli ospiti seguito da Polverini, Alemanno e Zingaretti.
Riusciremo a superare le difficoltà economiche e sociali se tutti, forze politiche, economiche, sociali e produttive, lavoreremo nell’interesse del paese e del bene comune. Così Monti al museo di via Tasso ha tracciato un parallelo tra la Liberazione dai nazifascisti e l’attuale fase di crsi economica. Non esistono facili vie d’uscita né scorciatoie per uscire da questa dura fase a cui si è arrivati per il fatto che il sistema politico ha alimentato l’illusione di vivere al di sopra dei nostri mezzi, ma il rigore porterà gradualmente a una crescita sostenibile e al lavoro, ha detto ancora Monti. Monti ha poi visitato il sacrario delle Fosse Ardeatine, dove il 24 marzo del ’44 furono trucidate 335 persone dalla truppe naziste.
Il premier ha deposto una corona davanti alla lapide che ricorda le vittime e ha poi visitato la grotta dell’eccidio e il mausoleo dove sono sepolti i resti dei martiri delle Fosse Ardeatine. Commentando assieme ai presenti Monti ha evidenziato la suggestione simbolica del luogo. Non è opprimente, c’è respiro ma si sente il peso della storia.
All’uscita Monti è stato avvicinato da uno dei figli delle vittime, Giuseppe Bolgia, che ha perso prima il padre, di cui a 12 anni è stato chiamato a riconoscere le spoglie alle Fosse Ardeatine, poi la madre sempre durante l’occupazione nazista. Il signor Bolgia ha esortato il premier: Lei che è ai vertici si ricordi di noi. E Monti in risposta: Non dica così. Siamo noi che traiamo forza ed ispirazione da voi. Infine, citando Napolitano che aveva definito le Fosse Ardeatine, un luogo della memoria ineguagliabile, Monti ha detto: spero che rimanga tale.