TRENTOLA DUCENTA.Una banda di malviventi specializzata in cavalli di ritorno di autovetture è stata sgominata dagli agenti del commissariato di Aversa, nel Casertano.
Gli uomini coordinati dal dirigenteLuigi DelGaudioe dal suo viceLuigi Grazianohanno, infatti, arrestato nove persone con l’accusa di associazione per delinquere finalizzata al furto, al riciclaggio e alla ricettazione. La base operativa della banda era ad Aversa, ma la sua attività era estesa a tutta la provincia di Caserta. Le indagini sono state coordinate dalla Procura di Santa Maria Capua Vetere e si sono servite di pedinamenti e intercettazioni. Uno degli arrestatiè di origine albanese.
GLI ARRESTATI.In carcere:Pasquale Russo, 35 anni, di Aversa;Onofrio Pagano, 57, di Trentola Ducenta;Deda Hysenli, 29, di Skopye (Macedonia);Domenico DeAngelis, 31, nato a Santa Maria Capua Vetere;Giovanni Romano, 45, nato a Napoli. Ai domiciliari:Salvatore Turco, 42 anni, nato ad Aversa;Felice Cesaro, 41, nato a Castellammare di Stabia (Napoli);Nicola Russo, 46, di Trentola Ducenta.
LINDAGINE.Loperazioneribattezzata dalla polizia giudiziaria procedente con il nome in codice Nerone dal nome del cane, un mastino napoletano, di proprietà di uno degli arrestati, la cui sorveglianza gli operanti hanno dovuto abilmente eludere per inserire microspie nelle pertinenze interessatetrae origine da una notizia confidenziale riguardante la presenza, nel comune di Casaluce, di un deposito destinato al ricovero di autovetture rubate. Dallascolto delle telefonate, nel corso delle investigazioni, sono ben presto emersiriscontri alla notizia, in particolare con riferimento allattività e al ruolo di Pasquale Russo, ritenuto il capo dellorganizzazione.E risultato che molte telefonate dirette alle vittime da parte degli autori dei cavalli di ritorno venivano effettuate da telefoni pubblici per stranieri ubicati in zona (laccorgimento era chiaramente finalizzato ad evitare di essere rintracciati facilmente).
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La tecnica utilizzata per perpetrare i furti di auto era, del resto, molto sofisticata: venivano impiegate centraline di decodificazione fornite dallelettrauto della zona, grazie alle quali i criminali erano in grado di superare agevolmente gli ostacoli frapposti da antifurti di ognigenere. Estremamente semplice, invece, era la tecnica di apertura degli sportelli delle auto, in quanto veniva utilizzato un cavatappi idoneo allo scopo. Infine, allatto della restituzione dellauto rubata al proprietariosuccessivamente allavvenuto pagamento della somma richiesta a titolo estorsivoil veicolo veniva restituito e lasciato parcheggiato previa installazione di blindo-sterzo. Dalle conversazioni intercettate si aveva modo di constatare labbondante uso di linguaggio cifrato (ad esempio, termini come pantalone, ragazza, chiave, libretto e ambasciata venivano utilizzati per indicare le auto di interesse).
E’emerso, inoltre, che, nellambito dell’organizzazione criminale, si distinguevano, per il ruolo rivestito, tre sottogruppi: un primo gruppo si occupava prevalentemente del furto delle auto e della successiva attività estorsiva con il metodo del cosiddetto cavallo di ritorno; un secondo gruppo aveva il compito di porre in essere furti dauto in vari territori della Campania; un terzo gruppoera, invece, dedito al riciclaggio di auto o di pezzi di auto rubate.
Nel corso delle indagini venivano scoperti i depositi dei veicoli rubati. Essi erano ubicati uno in Napoli, un altro in Casaluce, un altro ancora in Falciano del Massico e, infine, due a Gricignano. In tali depositi, anche allatto della perquisizione, sono state rinvenute numerose attrezzature per il taglio delle auto, nonché centraline di decodificazione. Accertate la consumazione di più di 100 furti di autoe il recupero dicirca 20 veicoli di provenienza illecita. Oltre ai soggetti nei cui confronti oggi è stata eseguita lordinanza cautelare, nel corso delle indagini sono stati eseguiti arresti in flagranza nei confronti di altri sette soggetti. Lindagine ha evidenziato, del resto, il coinvolgimento nei fatti, complessivamente, di circa 50 persone, per molte delle quali non sono state richieste o non sono state accordate misure personali, per carenza di esigenze cautelari.