AVERSA. Un invito a pensare: e soprattutto questo il Sindacalista, lultima fatica del professore Gennaro Costanzo, un libro, edito da Pendragon, che prima di essere un romanzo e soprattutto un piccolo trattato filosofico.
Una sensazione che inizia sin dalle prime pagine e che continua sino alla fine quando Costanzo compie una scelta (che non sto qui a dire per non guastare la lettura) ulteriore di far continuare a pensare. La trama per Costanzo rappresenta solo un pretesto un campo nel quale seminare le proprie idee. Idee esposte in modo da rendere la lettura scorrevole, con scene facilmente immaginabili, facilmente traducibili in fotogrammi di vita nostrana, di un vissuto che fa parte di tanti di noi aversani, in senso ampio, over quaranta, forse perché, nel mio caso, spesso mi sono imbattuto in scene familiari legate allinfanzia, ma anche a luoghi di Lusciano.
E quando si parla di rioni denominati piazza Chiesa, Ponte e piazza Caduti mi e stato sin troppo facile capire che il paese descritto dallo scrittore con un nome di fantasia, Zitu, non e altro che Lusciano. E quando gli abbiamo chiesto il motivo di questa scelta, Costanzo e stato chiaro: i nomi di fantasia servono a fare in modo di essere più liberi nello sviluppo del tema e, soprattutto, delle tematiche.
Tematiche rilevanti, spesso solo abbozzate proprio perché lo stile di Gennaro punta soprattutto a scavare, a far venire fuori dalla nostra mente pensieri. Ce, ad esempio, il concetto di città a misura duomo, collegato a quello della produzione e consumo a km 0 e del capitale che si serve delle televisioni per creare sudditanza. Ma il tutto e, ripeto, solo accennato, uno spunto, un invito alla riflessione.
Ovviamente ci sono anche temi sviscerati con evidenza, come il concetto di capitalismo, che lautore cristallizza in pochissime parole: se fossi un inventore di immagini e volessi disegnare la situazione di oggi, dovrei inventare in primis un uomo enorme e vorace che non si sazia mai, che potremmo chiamare il capitalista o meglio ancora il capitale: una voracità che e assai diversa da quella del pesce grosso, che si sazia, il capitale mai.
Ce anche un velo di pessimismo, quando, dopo il ferimento di Ive, il sindacalista, parlando dellomertà, che regna sovrana dalle nostre parti, Costanzo scrive: lomertà esiste perché il popolo ha più paura della camorra che della legge. E finché sarà questa la situazione e inutile illudersi sulla venuta di un mondo migliore. Così come , quando parlando del sistema camorristico, con lucidità, evidenzia come anche le vittime facciano parte del sistema, siano una delle ruote.
Commovente e toccante, lo svezzamento del giovane Ivo che passa dalla fanciullezza alletà adulta con lepisodio dellacquisto del bestiame. Un episodio che, come il lettore intuisce e come lo stesso Costanzo ammette, e autobiografico. Un altro tema corrente e quello dellabbandono della terra collegato anche alla grande distribuzione, due facce di una stessa medaglia.
Tremenda anche unaltra affermazione: Lattacco del crimine spessissimo vince perchè nel dna di chi dovrebbe fermarlo, politici e altri, ce una grossa frazione di crimine che vuole essere corrotta e foraggiata. E questa la ragione per cui pochi lupi feroci schiavizzano migliaia di uomini pacifici. Il fatto e che tanti uomini pacifici non sono affatto pacifici del tutto. Anche in essi ce una frazione di ferocia.
Insomma, homo homini lupus. Ed ancora: luomo non e buono o cattivo, luomo e fondamentalmente egoista. Ed infine: io non parlo di abolire del tutto la libertà, io accetterei solo la libertà che rimane dopo le necessità del sociale. Cè, infine, unultima citazione che mi ha colpito e che riguarda la vita di coppia: non si può vivere sotto lo stesso tetto e camminare su sentieri diversi.
La vita di coppia, in comune, significa, prima di ogni cosa, avere qualcosa in comune, una condivisione. Altrimenti si e solo due estranei, due monadi, due entità scollegate. Insomma, un libro che ha al suo centro lamicizia, dalla quale si parte per porci tanti perché.