NAPOLI. Sì sono stato a casa di Alessandro Cirillo, ma non sapevo che fosse ai domiciliari. Aveva un atteggiamento strano, sembrava un po’ camorrista.
Il regista Matteo Garrone ha raccontato ai magistrati della Dda di Napoli l’incontro con Cirillo, alias O Sergente, il vice del capo dellala stragista dei casalesi Giuseppe Setola, avvenuto proprio nei giorni in cui girava il film Gomorra nel Casertano.
Come riporta il Mattino, Garrone venne sentito dai pm Giovanni Conzo e Cesare Sirignano, titolari dell’inchiesta su una presunta tangente pagata dalla produzione del film per girare nelle zone controllate dalla camorra. Ipotesi di taglieggiamento sortita dalle parole di Oreste Spagnuolo, ex setoliano, ora collaboratore di giustizia, che indica una cifra pari a 20mila euro e dell’incontro con Cirillo. Una circostanza raccontata anche nel libro di Daniela de Crescenzo, Confessioni di un killer. Versamento di danaro assolutamente negato da Garrone: Incontrai Cirillo ha spiegato il regista ai pm perché me lo chiese zì Bernardino (Bernardino Terracciano, attore anche in un altro film, L’imbalsamatore, ndr), non sapevo fosse ai domiciliari. Non ero solo e nessuno parlò di soldi….
Sul set c’erano quasi tutti attori presi dalla strada, non professionisti, come nella filosofia verista della pellicola. Vennero pagate solo le comparse con contratti regolari, aggiunge il regista romano. Dunque, mai soldi alla camorra. Un doppio verbale – Spagnuolo e Garrone – che sarà ulteriormente passato al vaglio della Procura per fare luce sul caso Gomorra, ancora oscuro a cinque anni dalle riprese.
C’è un altro particolare emerso dalla confessione di Spagnuolo: in giro si credeva che Garrone volesse fare un film di guapparia, non direttamente ispirato al libro di Saviano. Se l’avessimo saputo avremmo fermato le riprese, sottolinea.