CASAL DI PRINCIPE. 47 condanne sono state emesse dal Tribunale di Santa Maria Capua Vetere nei confronti di altrettanti affiliati al clan dei casalesi ai quali nel 2008 era stata notificata un’ordinanza di custodia cautelare nell’ambito del processo Spartacus 3.
Gli imputati sono stati condannati in continuazione con altri reati per i quali erano già stati giudicati responsabili anche nell’ambito del primo e del secondo Spartacus. I giudici della seconda sezione collegio B, presidente Luigi Picardi, giudici Nicola Erminio Paone e Valentina Giovanniello, hanno accolto le richiesta dell’accusa, rappresentata dai pm della Dda di Napoli Francesco Curcio e Giovanni Conzo, e sono usciti dall’aula bunker del carcere di Santa Maria Capua Vetere intorno alle 15.30 di lunedì 14 maggio per leggere la sentenza. Oltre quattro secoli di reclusione, 425 anni e 4 mesi, inflitti ai 47 condannati, 6 le assoluzioni. Erano accusati di associazione camorristica e di minacce ed estorsioni a imprenditori di diverse zone della provincia di Caserta.
I giudici hanno condannato alcuni esponenti di vertice come Francesco Schiavone, detto Sandokan, Antonio Iovine (nella foto), ’O Ninno, e Mario Caterino, Mario ‘a botta. Le loro responsabilità sono venute fuori dopo un blitz di quattro anni fa: l’operazione Copertone. Il nome viene dal soprannome di Vincenzo Schiavone, ritenuto il contabile del clan. Questultimo, deceduto lo scorso ottobre, inviava al boss Nicola Panaro informazioni sulla gestione del patrimonio del clan.
Dalle indagini si è scoperto che la cassa principale era gestita dalla famiglia di Sandokan e l’ammontare complessivo degli stipendi dati dai clan sfiorava i 5 milioni di euro.