MOSCA. Dopo che il regime siriano ha negato ogni responsabilità per il massacro di Hula, in cui hanno perso la vita un centinaio persone, tra cui 32 bambini, attribuendolo a gruppi terroristici, arriva la doccia fredda di Mosca, principale alleato di Assad.
Il tutto mentre dell’Onu e della Lega Araba, Kofi Annan, è giunto a Damasco, in previsione di un faccia con il presidente, Bashar al-Assad. Per Mosca entrambe le parti, sia l’esercito del regime di Bashar-al Assad che l’opposizione siriana, hanno responsabilità sul massacro. Lo ha detto il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov. Siamo chiaramente davanti a una situazione che ha visto partecipare entrambe le parti, ha detto Lavrov allarmato per l’applicazione insoddisfacente del Piano Annan per la Siria. La Russia ha appoggiato la condanna del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. Tuttavia il primo vice rappresentante di Mosca all’Onu Alexander Pankin ha detto che non era chiaro quanto è realmente successo e chi ha cominciato.
La condanna arriva però dopo che Putin ha bloccato una nuova dichiarazione del Consiglio di Sicurezza dell’Onu di condanna nei confronti del massacro avvenuto nella città di Hula e di fatto ostacola il piano americano per l’esilio di Assad.
Intanto, sempre da Mosca e da Londra viene ribadita l’opposizione a un’interferenza esterna nella crisi siriana. I due ministri degli Esteri concordano sul fatto che il piano dell’inviato speciale congiunto di Onu e Lega Araba, Kofi Annan, è la migliore speranza per la Siria. La posizione emerge da un incontro a Mosca, tra il ministro Lavrov e il suo omologo britannico William Hague, recatosi in Russia nella serata di domenica per convincere il Cremlino, principale alleato del regime di Bashar al-Assad, ad appoggiare un’azione internazionale contro Damasco.
L’Iran, altra potenza regionale sostenitrice del presidente siriano Bashar Al Assad, ha condannato la strage di Hula attribuendola invece ad un attentato terroristico. Teheran, inoltre, denuncia costantemente il sostegno di alcuni paesi occidentali, arabi e della Turchia, ai gruppi di opposizione siriani. L’Iran fornisce alla Siria sostegno economico (questo mese sono stati segnalati piani in campo elettrico e delle telecomuncazioni), ma anche politico e umanitario (l’invio di aiuti inziato a marzo).
Ma le violenze non si placano. Tra domenica e lunedì due civili, tra cui un 14enne, sono stati uccisi ad Homs e Hama, epicentri della rivolta contro il regime di Damasco. Tre militari sono morti, invece ad Aleppo, secondo quanto riferito dall’Osservatorio siriano sui diritti umani. Domenica le violenze nel paese hanno fatto almeno 87 morti, secondo l’organizzazione non governativa che ha sede a Londra.