RECALE. Nell’Italia dei bamboccioni, veri e presunti, la sua storia scosse l’opinione pubblica. Ne parlarono testate nazionali, portali, blog e social network.
Mamadou Dia, 53 anni, venditore ambulante, dinverno nei mercati cittadini e destate lungo le spiagge del litorale Domitio, è stato il primo senegalese, il 28 marzo del 2011, a conseguire una laurea magistrale alla Seconda Università di Napoli. Biotecnologia, evoluzione naturale del diploma di perito agrario, che gli valse un impiego al “Ministère de l’Agriculture”, a Dakar.
A quell’avvenimento, il fotoreporter Gaetano Montebuglio, l’unico che riuscì a infrangere la reticenza dell’uomo ai flash e alle telecamere, ha dedicato una mostra dal titolo “Jere jef, Mamadou!”, visibile, dal 1 al 4 giugno, a Recale, in piazza Aldo Moro. La personale sarà allestita nei locali della Proloco “Nuova Recale”, nell’ambito della seconda edizione di “Arte in mostra”, la rassegna che l’associazione di Antonio Marino dedica alle eccellenze del territorio. Senza indulgere nella facile retorica, la mostra racconta per fotografie e parole (affidate al giornalista Claudio Lombardi) la vicenda umana di Mamadou Dia, sbarcato in Italia 9 anni fa.
«Un misto di necessità, ostinazione e fortuna – rivela Montebuglio – lo condusse a Caserta, che ospita la più grande comunità senegalese del nostro Paese, di cui divenne, presto, il portavoce. Delle sofferenze, dei disagi, delle privazioni non ha mai parlato volentieri. A chi, come me, gli chiedeva come avesse fatto a studiare, lavorare e a occuparsi dei suoi “fratelli”, sorrideva».
Il volto si accigliava solo quando ripensava alle giornate trascorse in Questura, al Comune, nei tribunali. Alle trasferte a Roma, in ambasciata, e a quanto fosse difficile avere un permesso di soggiorno. Ritornato in Senegal, oggi Dia è un dirigente governativo, un padre affettuoso, un uomo felice. Fotografo professionista, Montebuglio, 31 anni, si definisce un “semplice” osservatore, istintivo e sensibile, della realtà che lo circonda.