Il masochismo del centrosinistra

di Nicola Rosselli

 AVERSA. Buon sangue non mente. Come l’Idv nazionale ha regalato alla politica nazionale Scilipoti, De Gregorio, Porfidia e Iovene (i primi tre parlamentari nazionali dipietristi, il quarto parlamentare europeo passati dall’altro lato), anche l’Idv di Caserta e di Aversa segue i “più grandi” e partorisce Salvino Cella.

Al di là di ogni fraintendimento, quale che saranno le scelte dell’ormai ex capogruppo dipietrista in consiglio provinciale, resta l’amaro in bocca per una vicenda che non può essere circoscritta all’interno del connubio Lorenzo e Gennaro Diana con Salvino Cella. Siamo, infatti, di fronte ad un episodio emblematico di insipienza politica che ha, forse, cambiato la storia politica di Aversa, relegando, ancora una volta, il centrosinistra normanno all’opposizione nel momento in cui una buona scelta avrebbe potuto consentire la riconquista del governo cittadino, fosse solo per la voglia di alternanza che comunque c’era.

La testardaggine della famiglia Diana, come più volte evidenziato in tempi non sospetti, anche da queste colonne di Pupia, sul nome di Cella sin dal primo giorno, ha, di fatto, vanificato qualsiasi altra scelta. E, complici le spaccature in seno al Partito Democratico locale, oramai ridotto ad una vuota etichetta per il cui possesso si fanno la guerra (fatta di soli personalismi e nemmeno ideologica) gli onorevoli Stefano Graziano e Nicola Caputo, si è reso impossibile discutere su un nome che avrebbe potuto aggregare le diverse anime del centro sinistra e raccogliere preferenze anche nel centro destra. E, si badi, non penso solo al nome di Lello Ferrara che, comunque, con liste più serie e sostanziose alle spalle, avrebbe portato sicuramente più del misero 11% con cinque liste. Invece, quel nome buttato lì, quasi imposto dai Diana, almeno nelle modalità, ha condizionato tutta la fase elettorale del centrosinistra, portandolo alla Caporetto del 6 e 7 maggio scorso.

Il centrodestra, se qualcuno non se n’è accorto, ha vinto grazie al 6 e rotto per cento e non al 26% delle liste che lo rappresentano. Un qualsiasi altro nome più accreditato avrebbe eroso facilmente quella differenza, costringendo Sagliocco al ballottaggio e lì, come si dice in gergo, sarebbe stata tutta un’altra storia. Ma, che vogliamo farci, forse sarà vero quello che ha detto l’altro giorno Gennaro Diana: “E’ il masochismo del centrosinistra”. Insomma, Salvino Cella ovvero “Peppe Stabile 2”, la vendetta.

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