AVERSA. Tornaad Aversa leffige della Madonna di Casaluce. La sacra icona resterà nella città normanna fino al prossimo 15 ottobre, quando farà ritorno a Casaluce.
Il 15 giugno c’è stato lo scambio tra Casalucesi e Aversani: ifedeli dei due centri hanno fatto cambiare di mano il baldacchino (spogliato del mantello del paese cedente e vestito con quello della città che accoglie l’Icona) all’altezza di una pietra di confine vicino al monastero di San Lorenzo.
Accompagnata dal vescovo Angelo Spinillo, dal sindaco di Aversa Giuseppe Sagliocco e dal vicesindaco di Casaluce, Armando Marino, limmagine della Madonna Bruna ha girato per le strade cittadine e ogni sera riposerà in una chiesa aversana, fino a quando, compiuto il rituale tragitto, si fermerà nella parrocchia dei Santi Filippo e Giacomo.
Intorno alla piccola ‘Tavoletta è fiorita anche una leggenda che ne accresce il fascino e la fede. Si racconta che durante una notte di tempesta, una donna si fosse recata presso il convento dei Celestini di Aversa per chiedere ospitalità, ma fu scacciata perché era vietato l’ingresso alle donne. Sempre secondo la leggenda, la donna giunse fino al monastero di Casaluce dove fu accolta ed ospitata in una stanzetta. La mattina successiva, in quella camera i Padri Celestini di Casaluce trovarono la piccola Icona al posto della donna.
Ma anche la storia del piccolo dipinto, attribuito addirittura a San Luca e da sempre conteso da aversani e casalucesi, sfocia nella leggenda. La provenienza dell’Icona è certamente orientale: essa fu portata in Italia dal vicario di Carlo I d’Angiò, Ruggero Sanseverino, che era in missione in Terra Santa. Nel 1297, il figlio di Carlo, Ludovico di Tolosa, diede incarico ad un nobile francese, Beltramo dei Balzo, di custodire con cura l’Icona nel Castello di Casaluce che doveva essere trasformato in convento dei Padri Celestíní. In quel periodo la Sacra Immagine fu mèta di pellegrinaggi di re e regine: Giovanna I, Giovanna II, Alfonso I d’Aragona, Carlo V d’Asburgo e Carlo III di Borbone. Fin dalla sua venuta nell’agro aversano, la sacra Icona veniva ospitata per alcuni periodi dell’anno ad Aversa dove i Celestini si spostavano.
Nel 1722, il 4 maggio, papa Clemente XIV, su richiesta dei Vescovo Niccolò Borgia, dichiarava la Madonna Bruna Patrona della città di Aversa e della diocesi. Intanto, tra Aversa e Casaluce iniziarono a sorgere i primi dissapori in relazione al tempo di permanenza della Madonna Bruna nelle due città. Dopo tantissime trattative, con la partecipazione di Carlo III, i successori dei Celestini in quelle chiese si accordarono affinché l’Icona fosse ospitata per sei mesi a Casaluce ed altrettanti ad Aversa.
VIDEO |