AVERSA. Spintoni, finte, spoliazione della Sacra Immagine. Il passaggio tra aversani e casalucesi dellicona di Maria Santissima di Casaluce mostra tanta fede, ma anche campanilismo e tanta tradizione radicati tra storia e leggenda.
Da oggi ritornerà ad Aversa leffige della Madonna di Casaluce. La sacra icona rimarrà ad Aversa fino al prossimo 15 ottobre, quando, come consuetudine secolare, farà ritorno a Casaluce. Nei prossimi giorni limmagine della Madonna Bruna girerà per le strade cittadine e ogni sera riposerà in una chiesa aversana, fino a quando, compiuto il rituale tragitto, si fermerà nella Parrocchia dei Santi Filippo e Giacomo. Questa mattina, ancora una volta, la stessa scena che si ripete da secoli.
I fedeli dei due centri fanno cambiare di mano il baldacchino (che viene spogliato del mantello del paese cedente e vestito con quello del paese che accoglie l’Icona) all’altezza di una pietra che segna il confine tra Aversa e Casaluce, nei pressi del monastero di San Lorenzo. Si tratta di una cerimonia bella a vedersi perché fa trasparire i sentimenti che i fedeli provano per quel piccolo quadro di legno. Gli abitanti del paese che deve cedere l’Immagine fanno numerose “finte”; avanzano fino alla pietra di confine per poi tornare rapidamente indietro.
Questo spettacolo, in un passato anche recente, degenerava in rissa. Tutto questo sotto gli occhi del Vescovo di Aversa e dei sindaci dei due comuni che presenziano. Intorno alla piccola ‘Tavoletta è fiorita anche una leggenda che ne accresce il fascino e la fede.
Si racconta che durante una notte di tempesta, una donna si fosse recata presso il convento dei Celestini di Aversa per chiedere ospitalità, ma fu scacciata perché era vietato l’ingresso alle donne. Sempre secondo la leggenda, la donna giunse fino al monastero di Casaluce dove fu accolta ed ospitata in una stanzetta. La mattina successiva, in quella camera i Padri Celestini di Casaluce trovarono la piccola Icona al posto della donna. Ma anche la storia del piccolo dipinto, attribuito addirittura a San Luca e da sempre conteso da aversani e casalucesi, sfocia nella leggenda.
La provenienza dell’Icona è certamente orientale: essa fu portata in Italia dal vicario di Carlo I d’Angiò, Ruggero Sanseverino, che era in missione in Terra Santa. Nel 1297, il figlio di Carlo, Ludovico di Tolosa, diede incarico ad un nobile francese, Beltramo dei Balzo, di custodire con cura l’Icona nel Castello di Casaluce che doveva essere trasformato in convento dei Padri Celestíní. In quel periodo la Sacra Immagine fu mèta di pellegrinaggi di re e regine: Giovanna I, Giovanna II, Alfonso I d’Aragona, Carlo V d’Asburgo e Carlo III di Borbone. Fin dalla sua venuta nell’agro aversano, la sacra Icona veniva ospitata per alcuni periodi dell’anno ad Aversa dove i Celestini si spostavano.
Nel 1722, il 4 maggio, papa Clemente XIV, su richiesta dei Vescovo Niccolò Borgia, dichiarava la Madonna Bruna Patrona della città di Aversa e della diocesi. Intanto, tra Aversa e Casaluce iniziarono a sorgere i primi dissapori in relazione al tempo di permanenza della Madonna Bruna nelle due città. Dopo tantissime trattative, con la partecipazione di Carlo III, i successori dei Celestini in quelle chiese si accordarono affinché l’Icona fosse ospitata per sei mesi a Casaluce ed altrettanti ad Aversa.