NAPOLI. “Ho chiesto più di una volta un incontro con Befera, anche per iscritto, tramite il mio avvocato, ma lui si nega.
L’abbiamo invitato a cena proprio a Napoli, da Mimì alla Ferrovia, ma non ha mai risposto. Befera conosce l’ingiustizia di cui sono stato vittima. È giusto perseguitare un uomo che si sa essere innocente? È giusto che questo uomo sia costretto a non mettere piede in Italia per non essere umiliato?”.
Diego Armando Maradona, parla della sua querelle con il fisco italiano in un’intervista esclusiva pubblicata da “A”, il settimanale diretto da Maria Latella in edicola da mercoledì 6 giugno. “La gente deve conoscere la verità di questa brutta storia – aggiunge l’ex pibe de oro – gli italiani dovrebbero capire che Maradona è come un qualunque Gennaro Esposito, vittima di un’ingiustizia che paradossalmente non si riesce a chiarire perché non conviene a nessuno dei poteri forti e perché è più facile perseverare nell’errore che ammettere di aver sbagliato”.
Maradona ce l’ha con chi lo ha trattato “come un criminale”, dice ancora nell’intervista ad “A”: “Mi riferisco a Equitalia – prosegue – che non guarda in faccia a nessuno. Ha utilizzato il nome Maradona solo per farsi della pubblicità, per far vedere alla gente che è in grado di colpire tutti, pur essendo al corrente della mia innocenza, scritta e ripetuta nelle sentenze”.
L’erario italiano chiede a Maradona circa 40 milioni di euro; l’ex campione, difeso dall’avvocato partenopeo Angelo Pisani, sostiene di non dover pagare neppure un centesimo, perchè la presunta violazione fiscale alla base del contenzioso risulta annullata dai giudici dal 1994. E poi – dice Maradona – nè l’accertamento fiscale, né la cartella esattoriale sono mai stati notificati.
“Equitalia, anziché ammettere l’errore – conclude – continua ad accanirsi, vantandosi addirittura di avermi strappato orologi e orecchini e di impormi anche milioni e milioni di interessi scandalosi, come del resto fa con tutti gli italiani”.