ROMA. Lo aveva lasciato intendere nella sua lettera al Corriere della Sera, in cui annunciava la possibilità che la sua “Italia Futura” abbandonasse le vesti di think tank per farsi soggetto pienamente politico.
Ora Luca di Montezemolo lo ribadisce con maggior chiarezza: nelleventualità (ormai, di fatto, una certezza) di una discesa in campo della sua fondazione, non sarà lui il candidato premier. “Io non mi candido”, ha spiegato al Fatto quotidiano, che lo ha intervistato sulle sue intenzioni.
Il suo movimento ci sarà, lui (forse) no, o comunque non in prima linea. Molto dipenderà anche dalla legge elettorale con cui si andrà al voto e dagli schieramenti che si andranno costituendo nei prossimi mesi. Intanto, però, Italia futura scalda i motori in vista di una convention nazionale che dovrebbe tenersi il 14 luglio. Manovre che guardano molto alla società civile e molto poco ai partiti.
Ci sono nomi di spicco, trasversali, accademici, imprenditori, intellettuali, non-politici o comunque delusi da questa politica. Il Fatto, nel suo articolo, li ricorda un po tutti: dalleconomista Irene Tinagli (che, dopo una fase di assenza, potrebbe tornare a svolgere un ruolo di primo piano), a Marco Simoni della London School of Economics, da ex simpatizzanti (o esponenti) del Pd come Andrea Romano e Nicola Rossi, al manager Carlo Calenda, dallex leghista Alessandro Cè (oggi vicino a Massimo Cacciari) allex assessore della giunta Albertini Sergio Scalpelli.
E non mancano i parlamentari pronti a diventare nuovi soci delliniziativa montezemoliana: è il caso di qualche pidiellino deluso, come Giustina Destro, Fabio Gava e Roberto Antonione, Isabella Bertolini e Giorgio Stracquadanio (sì, proprio lui, il berlusconiano di ferro). Ruolo di primo piano, ma a livello organizzativo, per lex presidente di Confagricoltura, Federico Vecchioni, incaricato di strutturare Italia futura sul territorio. Insomma, che la macchina sia quasi pronta non è più un mistero per nessuno.
Né è un mistero che alcuni esponenti del governo guardino con interesse a quel che si muove al centro dello scacchiere politico, a partire dai ministri Corrado Passera e Andrea Riccardi, né che altre forze politiche siano pronte a spogliarsi dei loro apparati per contribuire alla costruzione di un movimento civico con cui coinvolgere e convincere gli elettori. Ora resta solo da vedere chi sarà alla guida, e quanto il nuovo progetto riuscirà ad aggregare, sfuggendo allabbraccio mortale di un sistema partitico alla disperata ricerca di una polizza sulla vita.