ROMA. In questi giorni è stata condotta una campagna di insinuazione e sospetto sul Presidente della Repubblica e i suoi collaboratori costruita sul nulla.
E la risposta che ha dato ai cronisti il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, sulla trattativa Stato – mafia a margine delle celebrazioni del 28esimo anniversario della fondazione della Guardia di Finanza.
Si sono riempite pagine di alcuni quotidiani con conversazioni telefoniche intercettate in ordine ad indagini in corso sugli anni della più sanguinosa strage di mafia, 1992-1993, e se ne sono date interpretazioni arbitrarie e tendenziose e talvolta versioni perfino manipolate, ha sottolineato il capo dello Stato.
Dura replica, dunque, dal Colle alla pubblicazione delle intercettazioni telefoniche dei colloqui tra Nicola Mancino e il consigliere del Quirinale Loris D’Ambrosio in relazione alla presunta trattativa tra lo Stato e Cosa Nostra. Io ho reagito con serenità e con la massima trasparenza prosegue Napolitano – disponendo anche che fosse reso noto il testo di una lettera riservata al procuratore generale di Corte di Cassazione. Io continuerò perché è mio dovere e mia prerogativa affinché si vada avanti nel modo più corretto e più efficace anche attraverso il necessario coordinamento della magistratura. I cittadini possono esserne tranquilli che terrò fede ai miei doveri costituzionali.
Napolitano, che in quanto capo dello Stato è presidente del Consiglio superiore della magistratura, e in questo ruolo ha inviato la lettera al Pg di Cassazione, ha aggiunto oggi che nel suo compito istituzionale continuerà ad andare avanti nel modo più corretto ed efficace anche attraverso i necessari coordinamenti dell’azione della magistratura.
Per quel che riguarda l’uso delle intercettazioni telefoniche fatte nel corso di indagini e che finiscono per essere pubblicate dai giornali Napolitano ha detto che è una questione che già da tempo doveva essere affrontata e risolta da parte del Parlamento e delle forze politiche.
Alcuni giornali, in particolare il Fatto, hanno accusato Napolitano di essersi interessato alle inchieste giudiziarie sollecitato da Mancino, coinvolto nelle indagini prima come testimone poi come indagato.
Le inchieste riguardano una vicenda della quale si parla da anni su una presunta trattativa fra esponenti dello Stato e leader mafiosi all’inizio degli anni 90 a cavallo degli attentati di mafia con le bombe a Roma, Firenze e Milano nel luglio del 1993. Secondo gli inquirenti la presunta trattativa avrebbe avuto come esito la non proroga del cosiddetto 41 bis per i mafiosi nel novembre 1993 da parte del governo Amato.