AVERSA. Questa volta,per fortuna, Capasso ci ha risparmiato. Invece di dispensare, come usa fare, il pane della sua consolidatae raffinata cultura giuridica, ci ha intrattenuto declinando un’esposizione dei fatti non veritiera, debole e traballante, …
… ma che ci ha, per lo meno, divertitoin quantoespressa in un asmatico e traballantepolitichese burocratico. E opportuno, allora, chequalcuno spieghi, in maniera chiara, allamico Capasso che non è indiscussione ildiritto al voto del presidente del Consiglio comunale. Qui si esprimono riserve sull’inopportuna partecipazione di Giuseppe Stabile a tavoliriuniti in sedi di partito per attribuire spazi di rappresentanza, assumendo, peraltro, atteggiamenti di parte più consoni ad un capogruppo che al ruolo e allafunzione della sua carica, attribuitagli, è opportuno sottolineare, con voto unanime.
E un Nicola Golia, coordinatore cittadino del Pdl, vistosamente contrariato quello che controrisponde al capogruppo di Noi Aversani, Rosario Capasso, che, in verità, non risparmia neppure il cronista, ironizzando su capitone e altro, forse senza cogliere lessenza di quello che volevamo dire. Ma è colpa nostra, troppa leziosità e analogie.
Le passate esperienze riprende Golia non hanno mai visto presidenti del Consiglio impegnatiin tali esercizi. Il successivo momento della votazione è stato il naturale epilogo di unpercorso iniziato male e finito peggio. Qui si esprimono riserve sulla inopportuna partecipazione alla votazione conindicazioni suggerite a mezzo pizzini dallo stesso Capasso come, purtroppo, notato anche dai rappresentanti dellastampa presenti, e stigmatizzatadal capogruppo del Pdl Dello Vicario.
Da questi fatti, e non considerazioni, la conclusione dellarchitetto aversano: E evidente che tali comportamenti rendono poco credibile la proclamatae solenne dichiarazione di equidistanza. Speriamo che la caduta di stilerappresenti un isolato episodio e che, nell’immediato, venga recuperata, nei fatti, la fiducia che i consiglieri tutti devono riporre nel loro presidente.