Sarracino di nuovo senza assistenza da Asl e Comune

di Antonio Arduino

 AVERSA. La storia si ripete. L’Unità di Valutazione Interdisciplinare (Uvi) autorizza il rinnovo del budget di cura di Giuseppe Sarracino mail giovane rimane senza cure adeguate.

A denunciare il problema è Francesco (nella foto), il padre ultrasettantenne del 36enne che, per la malattia da cui è affetto dalla nascita, ha necessità di assistenza e soprattutto di sorveglianza 24 ore su 24. Un impegno gravoso che ha distrutto, sia dal punto fisico che mentale, i genitori di Giuseppe. “Ma con il giusto tipo di assistenza possiamo resistere e continuare ad andare avanti e avere una ritaglio di vita nostra” dice Francesco che ancora una volta alla conclusione contrattuale del budget deve “sollecitare, raccomandarsi e chiedere l’elemosina”, come dice lui stesso, per avere quanto gli spetta di diritto.

“E’ vero che l’Uvi ne ha autorizzato rapidamente il rinnovo ma –sottolinea- è anche vero che il Comune ha assegnato mio figlio ad una cooperativa che non ha la minima competenza per ragazzi affetti dai problemi che ha Giuseppe”.

A Francesco è bastato raggiungere la cooperativa per capirlo. “Noi trattiamo solo anziani, mi hanno detto gli operatori quando ho segnalato le necessità di Giuseppe” racconta Sarracino che ha immediatamente raggiunto sia l’ufficio comunale assistenza sia il responsabile sanitario del settore per ottenere la riassegnazione dell’assistenza. “Il risultato è stato – dice – che mi hanno fatto fare il giro delle sette chiese rimandandomi da un ufficio all’altro senza decidere niente.”.

“L’ultima indicazione è stata – continua – quella di rivolgermi al dipartimento di salute mentale dove, già da tempo il direttore ha diagnosticato il problema di mio figlio indicando la cura giusta che non è solo medica, ma soprattutto di sorveglianza continua”.

“Però – aggiunge – ogni volta che scade il budget, per rinnovarlo mi fanno fare lo stesso calvario come se la malattia di Giuseppe potesse migliorare e persino guarire”. Così, ancora una volta Francesco è stato costretto a “sollecitarsi, raccomandarsi e chiedere l’elemosina”.

“E sono dieci giorni che giro da un ufficio all’altro, senza venire a capo di nulla, lasciando mia moglie, anziana e malata come me, a casa da sola a badare che Giuseppe non combini guai”. “Possibile che non si riesca ad evitare tutto questo? Se la malattia di mio figlio non può guarire, perché ogni volta devo penare per ottenere quanto gli è dovuto e, nell’attesa che si riattivi il budget, Giuseppe deve restare senza quella assistenza materiale continua che permetterebbe a noi genitori di avere un momento libero da pensieri e preoccupazioni, almeno il tempo sufficiente a fare la spesa? Chiediamo molto se domandiamo di poter avere anche noi un momento di vita normale?”, domanda Francesco, ricordando che la sua non è una battaglia personale.

“L’Asl e il Comune non possono fare come Ponzio Pilato. Non possono lavarsene le mani. E questo – conclude – vale per Giuseppe e per tanti altri che vivono condizioni come la sua”.

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