Sequestrati beni per due milioni al nipote di Sandokan

di Redazione

Paolo SchiavoneCASAL DI PRINCIPE. Beni per oltre due milioni di euro sono stati sequestrati dalla Polizia di Stato al clan dei Casalesi, gruppo Schiavone.

Gli agenti di Caserta, coordinati dal Servizio centrale operativo, hanno eseguito un decreto di sequestro di proprietà di beni mobili ed immobili riconducili, in particolare, a Paolo Schiavone, detenuto in regime di 41 bis, figlio di Francesco Schiavone, alias “Cicciariello”, cugino di Francesco “Sandokan” Schiavone.

L’indagine patrimoniale, effettuata da unità specializzate della Squadra mobile e dallo Sco, incentrata sul tenore di vita, sulle disponibilità finanziarie e sul patrimonio di Paolo Schiavone e del suo nucleo familiare, ha consentito di rilevare la notevole sproporzione tra il valore dei beni acquisiti nel corso del tempo da Schiavone e la sua redditività ufficiale, appurando la riferibilità al giovane di tutti i cespiti oggetto del provvedimento di sequestro.

Paolo Schiavone era stato arrestato dalla squadra mobile di Caserta e dalla DIa di Roma nel maggio 2010, nell’ambito dell’operazione “Sud Pontino”, coordinata dalla Dda di Napoli, che aveva svelato le infiltrazioni ed i condizionamenti del clan dei Casalesi – ala Schiavone nelle attività dei principali mercati ortofrutticoli del centro e del sud Italia, imponendo il monopolio dei trasporti su gomma alla ditta “La Paganese” di San Marcellino (Caserta), formalmente intestata all’imprenditore Costantino Pagano, anch’egli arrestato, ma riconducibile direttamente alla famiglia Schiavone, ed in particolare ai gruppi capeggiati da Francesco “Sandokan” Schiavone, ed all’omonimo cugino Francesco “Cicciariello” Schiavone, attraverso i rispettivi figli, Nicola e Paolo, indagati per associazione mafiosa, intestazione fittizia di beni ed illecita concorrenza, reati aggravati dal metodo mafioso.

Peraltro, l’indagine aveva evidenziato l’importanza assunta dal clan nel gotha criminale nazionale tanto che, per imporre alla “Paganese Trasporti” il controllo esclusivo nello strategico settore dei trasporti dei prodotti ortofrutticoli sulle tratte da e per la Sicilia, aveva stretto una vera e propria alleanza commerciale, fondata su metodi tipicamente mafiosi, con esponenti di spicco della Mafia siciliana e con i loro emissari imprenditoriali, che controllavano il commercio all’ingrosso e la distribuzione di tali beni nei principali mercati dell’isola. In tale contesto erano state emesse oltre 60 ordinanze di custodia cautelare in carcere.

In seguito, la Procura Antimafia inoltrava al Tribunale di Santa Maria Capua Verere – Sezione Misure di Prevenzione una proposta di applicazione della sorveglianza speciale nei confronti di Paolo Schiavone, richiedendo, contestualmente, ai sensi della normativa antimafia, anche il sequestro dei beni intestati al giovane che potevano ritenersi provento delle attività illecite per le quali era stato arrestato o che, comunque, fossero frutto del suo reimpiego, delegando alla Squadra Mobile di Caserta, poi coadiuvata dagli specialisti del Servizio centrale operativo, complesse indagini di natura patrimoniale.

All’esito di tali accertamenti, il Tribunale sammaritano, lo scorso 4 luglio, convivendo le conclusioni della Procura Antimafia di Napoli, ha emesso un decreto di sequestro, propedeutico alla confisca, dei beni di seguito elencati: ditta individuale di allevamento di bovini e bufalini, produzione di latte, con sede a Cancello Arnone (Caserta), intestata a Paolo Schiavone; 2 terreni a Cancello ed Arnone acquistati nel 2007; quota del 50% di terreno ubicato a Cancello ed Arnone acquistato nel 2004; 2 terreni a Santa Maria la Fossa (Caserta), acquistati nel 2007; quota del 50% di fabbricato rurale a Cancello ed Arnone acquistato nel 2004; un appartamento nella zona centrale di Caserta, intestato alla moglie di Paolo Schiavone, figlia di un noto commerciante del capoluogo.

Infatti, la meticolosa indagine patrimoniale, effettuata da unità specializzate della squadra mobile e dal Servizio centrale operativo, incentrata sul tenore di vita, sulle disponibilità finanziarie e sul patrimonio di Paolo Schiavone e del suo nucleo familiare, rilevava la notevole sproporzione tra il valore dei beni acquisiti nel corso del tempo dallo stesso e la sua redditività ufficiale, appurando altresì la riferibilità al giovane di tutti i cespiti oggetto del provvedimento di sequestro. Pertanto, il giudice di prevenzione emetteva il relativo decreto, sussistendo sufficienti indizi per ritenere che i beni in argomento costituiscano il provento di attività illecite o costituiscano il frutto del suo reimpiego.

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