IL CAIRO. Continua il braccio di ferro tra la Corte costituzionale egiziana e il neo-presidente Mohammed Morsi, che questa mattina ha sfidato la volontà istituzionale riunendo il Parlamento e andando contro la decisione di scioglimento varata proprio dalla Corte Costituzionale.
La stessa Corte quest’oggi ha sospeso il decreto di riapertura dell’Assemblea del Popolo e, secondo il corrispondente di al-Jazira, gli avvocati dei Fratelli Musulmani avrebbero già annunciato il ricorso alla Procura Generale contro questa decisione.
Il Parlamento egiziano si era riunito questa mattina dopo che il presidente Mohamed Morsi aveva annullato domenica, con un decreto, il suo scioglimento su ordine della Corte costituzionale in accordo coi militari. Una seduta durata pochi minuti, ma di grande impatto politico, conclusasi con la decisione di ricorrere contro la sentenza che ha dichiarato incostituzionali le ultime elezioni legislative.
Ideputati avevano approvato per alzata di mano la proposta del presidente del Parlamento, Saad El-Katatni, secondo cui è necessario chiedere a un’Alta corte d’appello una consulenza legale su come applicare la sentenza di dissoluzione voluta dal massimo tribunale. Il Parlamento, riferisce il giornale Al Ahram, non si riunirà più fino alla decisione dei magistrati d’appello. La sentenza della Corte costituzionale è stata accolta con rabbia da migliaia di sostenitori di Morsi, raccolti in piazza Tahrir al Cairo urlando la parola “batel”, “illegittima”.
L’alta corte costituzionale, che aveva dichiarato illegittimo il parlamento – dominato da islamisti e salafiti – per un vizio giuridico nella legge elettorale, ha respinto la decisione di Morsi, che ha innescato un duro scontro con la corte stessa ed il Consiglio supremo delle forze armate che aveva reso esecutiva la sentenza.
“Le sentenze e l’insieme delle decisioni dell’alta corte costituzionale sono definitive e sono valide per tutte le istituzioni dello stato”, era stato precisato in un comunicato. L’esercito, che si era riunito d’urgenza dopo il decreto presidenziale, ha sottolineato da parte sua “l’importanza e la sovranità della legge e della costituzione”.
“Ci siamo riuniti oggi per esaminare la sentenza della Suprema Corte Costituzionale. Voglio sottolineare che non stiamo contraddicendo tale sentenza ma intendiamo studiare un meccanismo per attuarla”, ha spiegato il presidente del Parlamento Saad al-Katatni, esponente dei Fratelli Musulmani, ad un aula affolata da suoi compagni di partito e da salafiti mentre liberali e sinistra hanno boicottato la sessione.
Parole che sembravano voler stemperare il braccio di ferro in corso fra il nuovo raìs e i militari, al potere dalla fine del regime di Hosni Mubarak. Subito dopo, i deputati hanno deciso di ricorrere in Cassazione, che sarà così incaricata di dirimere il conflitto istituzionale che sta paralizzando il Paese nel post-Mubarak.
Dagli Stati Uniti, intanto, è giunto un appello al dialogo per stemperare la tensione innescata dalla sfida del neo-presidente alla magistratura e alla giunta militare: Morsi e il consiglio militare in Egitto devono dialogare e appianare le loro differenze per il bene del popolo egiziano, ha dichiarato oggi il segretario di Stato Usa Hillary Clinton, parlando da Hanoi in Vietnam. Entrambe le parti necessitano di lavorare insieme per evitare che il processo democratico del Paese venga compromesso, ha detto, aggiungendo che attende con ansia di poter vedere Morsi e gli altri funzionari egiziani per discutere della questione. La Clinton sarà in Egitto nel fine settimana.