GARISSA. Sono 17 le vittime provocate da due attacchi quasi simultanei in due chiese cristiane a Garissa, città orientale del Kenya.
E almeno 40 persone sono rimaste ferite, tra cui 10 in modo grave. Gli attentati perpetrati a Garissa suscitano sdegno e profondo dolore. ha commentato in serata il ministro degli Esteri italiano, Giulio Terzi Il sangue degli innocenti versato oggi deve indurre la comunità internazionale ad un impegno forte e coerente a favore del Corno d’Africa. Garissa, cittadina a 195 chilometri dal confine somalo, è uno dei due maggiori centri della zona. A poca distanza si trova il campo rifugiati di Dadaab, che ospita circa 500mila rifugiati somali.
Gli attacchi, avvenuti nella cattedrale della città e nella chiesa appartenente alla congregazione Africa Inland Indipendent Church (Aic), sono stati messi a segno quasi simultaneamente mentre i fedeli erano riuniti per le celebrazioni domenicali. L’attacco più grave è stato quello alla chiesa African Inland, contro cui i militanti, probabilmente provenienti dalla vicina Somalia, hanno lanciato due granate durante la funzione domenicale. Soltanto una è esplosa.
Mentre i fedeli in preda al panico si ammassavano all’uscita e tentavano di scappare, i militanti all’esterno hanno aperto il fuoco, causando la maggior parte delle vittime. Gli assalitori, fa sapere un agente della polizia locale, hanno sparato ai fedeli usando i fucili strappati a due guardie di sicurezza, uccise in precedenza. Nessun gruppo ha finora rivendicato la responsabilità dell’attentato, ma le autorità puntano ancora una volta il dito contro i miliziani somali di Al Shabaab.
Orrore e preoccupazione. Sono questi i sentimenti espressi dal portavoce della Santa Sede, padre Federico Lombardi. I sanguinosi attentati in Kenya, nella città di Garissa, contro due chiese cristiane, fra cui la cattedrale cattolica, nel corso delle riunioni di preghiera domenicali sono un fatto orribile e molto preoccupante, ha detto Lombardi, denunciando che l’attacco ai cristiani riuniti la domenica nei loro luoghi di culto sembra che fra i gruppi terroristi sia diventato un metodo considerato particolarmente efficace per la diffusione dell’odio e della paura.