ROMA. “Noi siamo il primo partito e ci candidiamo a governare il Paese, ma so bene che il ‘Monti dopo Monti’ è una prospettiva con cui potremmo anche trovarci a dover fare i conti pure se vincessimo le elezioni. Non è il mio auspicio ma è un’ipotesi che dovremmo prendere in considerazione”.
A dirlo, in un’intervista alla Stampa, è la presidente del Pd Rosy Bindi, che auspica un governo politico di centrosinistra con Casini, guidato da Bersani. “Dobbiamo costruire prima l’alleanza di centrosinistra e poi insieme fare un accordo con i moderati di centro per ricostruire dalle fondamenta questo Paese”, dice Bindi.
“E siccome questo accordo può presentare anche aspetti non immediatamente comprensibili ai nostri rispettivi elettorati, bisogna parlare chiaro e subito”. In tema di elezioni, “non si può pensare che l’esercizio della democrazia esponga un Paese alla speculazione”, sottolinea Bindi. “D’altra parte vedo che non è più un tabù un eventuale voto anticipato, che però si potrebbe fare solo con il pieno accordo di tutti e con una nuova legge elettorale”.
Sulla legge, “capisco che il ritorno in campo di Berlusconi renda il sistema in vigore il migliore per lui, ma sappiano che in Parlamento si può approvare anche a maggioranza semplice”, osserva la presidente del Pd, secondo cui i punti “irrinunciabili” sono due: il premio di maggioranza alla coalizione e i parlamentari scelti dai cittadini.
In merito ai matrimoni gay (finiti al centro di una dura polemica all’interno del partito e anche con Grillo), “li considero incostituzionali, non incivili, e anche nel linguaggio bisogna avere rispetto per le persone”, dichiara Bindi.
Tuttavia “Casini ha fatto anche un’apertura e colgo un clima diverso rispetto al passato”. Bindi interviene anche sulla deroga dei tre mandati. “Il nostro statuto la prevede e penso che il presidente del partito possa chiederla, ma non sto ad elemosinarla: resterò in Parlamento se avrò un compito e un ruolo preciso”, afferma l’esponente del Pd, che bolla il sindaco di Firenze Matteo Renzi come “irrispettoso”, perché “usa il voto degli elettori come trampolino di lancio”. Quanto ai rottamatori, conclude, “la loro arroganza a volte è superiore alle loro capacità, e non vedo all’orizzonte una classe dirigente in grado di soppiantarci da un giorno all’altro”.