PERUGIA. Da lungo tempo residente nel comprensorio perugino, un campano aveva continuato la sua “vocazione imprenditoriale” investendo, in pochi anni, ingenti capitali nell’acquisto di beni immobili e esercizi commerciali ed utilizzando come prestanome la moglie.
L’uomoperò, legato ad un clan camorristico e, per questo, condannato per associazione per delinquere di stampo mafioso, è finito sotto i riflettori della Sezione Criminalità Organizzata del Gico della Guardia di Finanza e del Nucleo investigativo dei carabinieri.
Le indagini patrimoniali e bancarie, coordinate dalla locale Procura della Repubblica, iniziate nei primi mesi del 2012, anche grazie all’utilizzo di strumenti operativi e tecnologie informatiche, messe a punto dal Servizio Centrale Investigazione sulla Criminalità Organizzata (Scico) di Roma, hanno permesso di accertare che l’indagato aveva eseguito – negli ultimi dieci anni – transazioni bancarie per circa 1 milione e 400 mila euro.
Inoltre, il soggetto nell’ultimo triennio aveva posto in essere una serie operazioni commerciali tra cui la compravendita di fabbricati e di azioni, la sottoscrizione di mutui ipotecari, le locazioni non finanziarie e la compravendita di aziende per importi considerevoli e sempre sproporzionati ai redditi dichiarati ai fini delle imposte.
Quindi, accertata la violazione della leggeRognoni La Torre, che prevede l’obbligo, in capo al condannato per associazione per delinquere di stampo mafioso, per i dieci anni successivi al medesimo dispositivo, di comunicare al Nucleo di polizia tributaria della Guardia di Finanza del luogo di dimora, tutte le variazioni patrimoniali superiori a 10.329,14 euro; questa mattina, le fiamme gialle e i militari dell’Arma di Perugia hanno dato esecuzione al decreto di sequestro – finalizzato alla successiva confisca – di due appartamenti e di una avviata tabaccheria, con sede nel centro storico di Foligno. Si tratta della prima attività del genere svolta in Umbria dalle Forze di Polizia. l patrimonio illecito sottoposto a sigilli risulta avere un valore commerciale pari a circa 625 mila euro.
Nel caso dell’attività commerciale, lo strumento antimafia adottato prevede che subentri un amministratore giudiziario, che dovrà gestire la società e, quindi, allontanare dai profitti e dai conti bancari l’attuale dominus, che aveva tentato di dissimulare il suo ingente investimento intestando fittiziamente la tabaccheria alla moglie, quasi totalmente sprovvista di redditi.
VIDEO |