ROMA. “Il governo tedesco rispetta l’indipendenza della Bce”. Lo ha detto il portavoce del governo tedesco Georg Streiter rispondendo a una domanda sulle affermazioni di Mario Draghi, che giovedì aveva dichiarato che la Bce avrebbe fatto tutto il possibile per salvare l’euro.
Acqua sul fuoco, dunque, dopo la stoccata della Bundesbank proprio alla Bce. La Bundesbank si dice contraria al programma Bce di acquisti di titoli sovrani dell’eurozona e si oppone all’idea di dotare il fondo salva-Stati Esm di licenza bancaria. Lo ha fatto sapere un portavoce della Bundesbank a Bloomberg, spiegando che un riavvio degli acquisti di bond da parte della Bce rendererebbe “confusa la demarcazione tra politica monetaria e fiscale”. Il portavoce ha aggiunto che l’istituto centrale tedesco “in passato non si è opposto agli acquisti di bond da parte del fondo Efsf”.
Intanto, lo spread in apertura scende ancora: dopo aver varcato ieri la soglia dei 500 punti, ora il differenziale Btp-Bund scende sotto i 460. Piazza Affari apre in rialzo di oltre mezzo punto percentuale, confermando in apertura il trend di ieri, per poi calare in campo negativo. Il Tesoro ha collocato Bot a sei mesi per 8,5 miliardi di euro, il target massimo previsto, registrando un calo di mezzo punto dei tassi. Il rendimento medio è sceso al 2,454% dal 2,957% di giugno. Buona la domanda pari a 13,7 miliardi.
Sollevato dalle parole di Draghi, che hanno fatto schizzare le Borse e sprofondare lo spread, e determinato a proseguire nell’azione del governo, Mario Monti rassicura gli italiani sul fatto che non intende chiedere altri sacrifici anche perchè il temuto “agosto caldo” non sembra preoccuparlo più di tanto. “Non credo che sui mercati ci saranno cose straordinarie”, dice a Tgcom24 promettendo comunque che “tutti saremo vigili e anche le autorità competenti lo saranno”. Certo, l’amarezza per il fatto che lo spread segua più le parole dei fatti c’è tutta: “Questo importante intervento verbale per ora mi rassicura, ma vediamo anche quanto contano gli interventi verbali quando vengono da personalità così autorevoli e credibili, sul fatto che la nostra diagnosi fosse corretta”. Insomma, spiega Monti, se lo spread “rimane troppo alto è perché dipende da dubbi e incertezze dei mercati circa il sistema dell’euro in generale”.
Ad ogni modo, la soddisfazione del Professore è doppia, perchè oltre a ridare ossigeno all’Italia, il crollo dello spread conferma quanto va ripetendo da giorni: e cioè che la causa non è in Italia, ma nel contagio europeo. Inoltre, è perfettamente consapevole che al di là dei benefici immediati dietro le parole di Draghi si nasconde una verità ben più importante: la Germania, volente o nolente, ha ceduto. Sono giorni infatti che nel board dell’Istituto di Francoforte si discute fra chi, governatore in testa, preme per un intervento forte dell’Istituto e chi (Berlino) frena. Le parole di Draghi dimostrano che è passata la linea del governatore. Segno che la Germania si è convinta oppure che si è consumata una clamorosa rottura a Francoforte. Ad ogni modo quel che conta è il risultato.
E forse si spiega così la cautela italiana e francese nei confronti della Germania di queste ultime settimane. Monti sapeva che nell’Eurotower era in corso la delicata trattativa e alzare i toni non avrebbe aiutato Draghi. Per questo ha evitato polemiche con Berlino, dissociandosi l’altro ieri dalla dichiarazione di Madrid che avrebbe dato la sensazione di un asse del sud contro i paesi rigoristi del Nord. Certo la partita non è finita qui.
Le parole di Draghi, spiega un ministro, possono far scendere la febbre dello spread, ma per estirpare il contagio servono soluzioni durature. E questa significa un meccanismo permanente contro la speculazione. Quello scudo anti-spread di fatto rimasto sulla carta, visto che le condizioni per accedere al Fondo (l’attuale Efsf e il futuro Esm) sono ancora da chiarire e le risorse – come ammesso dallo stesso Monti – dovrebbero aumentare. Ma riaprire il negoziato europeo prima del pronunciamento della Corte tedesca sull’Esm in settembre, conferma un ministro, sarebbe inutile. Prima di allora, dunque, il professore giocherà di fioretto, con un’azione di lobbyng sui paesi nordici (Finlandia e Olanda).