ROMA. Con le sue parole Berlusconi mette in moto una dinamica che terremota la maggioranza. Il governo si regge su un patto tra gentiluomini. Alfano si è rivelato un interlocutore affidabile e credibile. Il ritorno di Berlusconi è una mina e rende molto più complesso il lavoro dell’esecutivo.
Lo sottolinea il vicesegretario del Pd, Enrico Letta, in un’intervista al Corriere della Sera. Il governo si regge su un patto politico chiaro: il Pd si è assunto la responsabilità di stare in una maggioranza con chi ci ha ridotto così, a patto che l’interlocutore non fosse Berlusconi, ricorda Letta.
Adesso non vorrei che si tornasse alla logica dell’antiberlusconismo e delle ammucchiate contro il Cavaliere, prosegue Letta, che si augura un’alleanza guidata dal segretario del Pd, con ai lati Casini e Vendola, e poi un esecutivo politico in continuità con Monti.
Quanto alla legge elettorale, il pericolo ora è che si blocchi tutto, dice l’esponente democratico, secondo cui il Pd non deve fare barricate sulle preferenze e il premio di maggioranza al partito. Il male assoluto – avverte – è il Porcellum. Votare con questo vorrebbe dire prolungare l’agonia della Seconda Repubblica e aprire la strada a Grillo.
Riguardo al leader del Movimento 5 Stelle, in termini di programma di governo ho sentito tre cose da lui: non ripagare i debiti, uscire dall’euro, non dare la cittadinanza ai bambini nati da immigrati in Italia, dice Letta che aggiunge: Io sono all’opposto di queste idee. Preferisco che i voti vadano al Pdl piuttosto che disperdersi verso Grillo.