Monti: “Faremo di tutto per salvare l’euro”

di Redazione

Mario Monti ROMA. Il premier Mario Monti annuncia che i paesi europei sono intenzionati a fare di tutto per salvare l’euro. Poi nega di voler restare al governo dopoil 2013.

“Escludo di considerare una esperienza di governo, per quanto mi riguarda, che vada oltre la scadenza delle prossime elezioni. Naturalmente sono, e resterò anche dopo di allora, membro del Parlamento in quanto senatore a vita”, ha detto il premier, rispondendo a una domanda al termine dell’Ecofin a Bruxelles.

NAPOLITANO. “Io sono convinto che i partiti sono determinati a dare un conseguente sviluppo, anche dopo le elezioni del 2013, a politiche di maggiore integrazione”, contro il debito e per la crescita. Lo ha detto il presidete della Repubblica Giorgio Napolitano, in visita a Lubiana, in Slovenia. Il capo dello Statoha premesso, in una conferenza stampa, che “la politica italiana è un’entità un pò complicata”, rispondendo ai giornalisti che gli chiedevano se ci fosse bisogno di una continuità politica con le linee del governo Monti anche dopo le elezioni del 2013. “Le forze politiche italiane si determinano in tre importanti partiti convergenti, che sostengono il governo Monti anche con distinguo e riserve ma anche con contributi e proposte, ed altre forze politiche su linee completamente diverse”. Napolitano ha detto di essere convinto che i partiti sono “determinati” a portare avanti politiche anticrisi anche dopo le elezioni del 2013. “Politiche di maggiore integrazione, di liberazione dal peso soffocante dallo stock del debito pubblico e politiche che – ha spiegato – aprano la strada ad una crescita di cui abbiamo assoluto bisogno per tenere sotto controllo i conti pubblici”. Questa è la convinzione di Napolitano che naturalmente non si spinge oltre: “Al di là di questo non vedo che altro si possa chiedere alle forze politiche… poi ognuno ha le sue strategie e le sue tattiche”.

“La situazione politica ed economica dell’Italia è “molto condizionata dallo spread”, ma la moneta unica rimane “una grande e irrinunciabile conquista della costruzione europea”, ha poi ribadito Napolitano. “Più noi daremo ai mercati l’immagine di un Paese in cui le forze politiche e sociali hanno una comune consapevolezza e senso di responsabilità e più ne guadagneremo in termini di fiducia anche nei mercati finanziari”, ha continuato il presidente della Repubblica.

IL SALVATAGGIO DELL’EURO. “Un importante segnale per i cittadini e i mercati sulla volontà di fare tutto quello che è necessario per salvaguardare la nostra moneta e far progredire il progetto politico europeo”, ha poi sottolineato Monti, parlando del rapporto dei quattro presidenti verso l’unione economica e monetaria. “È significativo che più si va a a fondo per risolvere i problemi immediati e gravi più si vede che è difficile farlo senza muovere passi verso l’integrazione politica”, ha aggiunto il presidente del Consiglio.

LO SCUDO ANTI-SPREAD. I paesi virtuosi potranno chiedere l’intervento del meccanismo anti-spread firmando un memorandum d’intesa leggero, “non un memorandum plus come quello dei paesi sotto assistenza, che sono soggetti alla troika”, ha detto Monti. Lo spread è tornato a salire dopo una parentesi positiva a seguito del vertice Ue di fine giugno anche per “le dichiarazioni di alcuni paesi”, “senza riferirmi a nessuno in particolare”, non “contenti” che riducono la portata agli occhi del mercato dell’intesa, ha quindi osservato Monti. “Allora torna più chiaramente in mente ai mercati la fitta selva di possibili occasioni ostative fra un accordo politico e la cocnreta realizzazione di quell’accordo”.

“ITALIA USERA’ SCUDO? MAI DIRE MAI”. L’Italia potrebbe avere bisogno di “un sostegno temporaneo con acquisti su mercato secondario e primario di titoli” per “contenere le fluttuazioni degli spread” e non un aiuto per sanare “gli squilibri” e pagare gli stipendi degli impiegati pubblici “come in Grecia”, ha rilevato poi Monti. Il premier continua a ritenere che l’Italia non avrà bisogno di fare ricorso allo scudo anti-spread ma ritiene che sarebbe “ardito” escluderlo di sicuro per il futuro. “Sarebbe ardito dire l’Italia non avrà mai bisogno di questo o di quel fondo. Il principio della prudenza induce a non dirlo”, ha aggiunto. “Confido ancora che l’Italia – ha aggiunto Monti – essendosi messa sulla dura strada dei conti in ordine non si appresti ad avere bisogno di interventi del primo tipo, ma potrebbe avere bisogno di interventi del secondo tipo”. “Fra le novità su cui si lavorerà da settembre c’è l’intervento diretto dell’Esm nella ricapitalizzazione delle banche”, ha affermato ancora il presidente del Consiglio.

La zona dell’euro avrà dunque un meccanismo per fermare la febbre degli spread e aiutare i paesi virtuosi che ne faranno richiesta a tenere sotto controllo il differenziale dei rendimenti. Nella prima riunione, dopo la decisione del Vertice di fine giugno, l’Eurogruppo ha riaffermato “il proprio forte impegno a fare tutto ciò che è necessario per assicurare la stabilità finanziaria della zona euro, in particolare attraverso un uso flessibile ed efficiente del fondo Efsf-Esm”. E come primo passo concreto in questa direzione il fondo salva stati e la Bce hanno firmato “un accordo tecnico” che prevede che l’istituto di Francoforte sia l’agente dell’Efsf-Esm per l’acquisto dei bond sul mercato secondario, in funzione anti spread.

“L’accordo va nella direzione auspicata dall’Italia”, avevano riferito fonti italiane, poco dopo che il premier Monti aveva lasciato in anticipo la riunione senza fare dichiarazioni. “Non c’è nessun retroscena. Il confronto sul meccanismo antispread si è già svolto ed è andato bene”, avevano aggiunto le fonti. Il risultato di stanotte premia la linea italiana tenuta con coerenza al vertice e difesa di fronte alle dichiarazioni oscillanti giunte da alcuni paesi nordici, che sembravano rimettere in discussione l’accordo.

EUROGRUPPO. In vista dell’Eurogruppo, chiamato ad implementare le decisioni del Vertice, Monti ha incontrato due giorni fa in Provenza il ministro francese Pierre Moscovici, rafforzando l’asse con la Francia. Mentre si è intrattenuto prima con il commissario Ue agli affari monetari Olli Rehn e poi con il presidente dell’Eurogruppo Jean-Claude Juncker. Nonostante le resistenze della Finlandia, le “reticenze” dell’Olanda e i dubbi della Germania, l’eurozona si muove quindi con decisione verso misure a breve per stabilizzare i mercati, oltre che verso la creazione in tempo medio lunghi di un’unione bancaria e fiscale.

AIUTI ALLA SPAGNA. La Spagna incassa subito, già a fine mese, una prima e urgente tranche di aiuti per il settore bancario pari a 30 miliardi dai paesi dell’Eurozona. Dopo una discussione di quasi 9 ore i ministri delle Finanze dell’Eurogruppo danno a tarda notte il via libera alla richiesta avanzata da Madrid a inizio del mese e che potrà portare a prestiti fino a 100 miliardi di euro senza che la Spagna debba fornire garanzie statali. Per il ministro delle Finanze spagnolo Luis De Guindos si tratta di un accordo “soddisfacente”.

DEFICIT, UN ALTRO ANNO PER ABBASSARLO. Al paese iberico viene concesso anche 1 anno in più (al 2014) per riportare il proprio deficit sotto la soglia del 3% considerate le misure adottate dal governo di Madrid e la recessione che ha colpito il paese ma dovrà adottare nuove misure per il consolidamento dei conti specie sul fronte del controllo della spesa degli enti locali. Il memorandum per gli aiuti al comparto bancario sarà siglato all’eurogruppo del 20 luglio ma “l’accordo politico” citato dal presidente dell’eurogruppo, Juncker, permette di mandare subito un segnale forte ai mercati e ricapitalizzare le banche già nazionalizzate sull’orlo del fallimento: Bankia in primis ma anche una serie di istituti di minori dimensioni.

I fondi, come previsto, saranno erogato dal fondo Efsf sotto forma di prestiti fino a 15 anni. Il debito dello Stato salirà per poi ridiscendere quando entrerà in vigore il fondo Esm, una volta che la supervisione bancaria sarà affidata alla Bce ma lo stato spagnolo non dovrà dare alcuna garanzia ai prestiti come chiesto da alcuni paesi del Nord Europa. In questo i vertici Ue sperano di iniziare la discussione a settembre per chiudere già entro l’anno e usare lo strumento per il ‘casò spagnolo. Il presidente Juncker ha detto che si tratta di un obiettivo realistico.

RICAPITALIZZAZIONE BANCHE CON SUPERVISIONE BCE. Ma la ricapitalizzazione diretta delle banche, ha voluto invece rimarcare il ministro delle finanze tedesche Wolfgang Schauble sarà comunque possibile solo quando la Bce avrà i poteri di supervisione. E in precedenza il presidente dell’Eurotower Mario Draghi aveva su questo tema posto precisi paletti e invitato a non avere fretta per scrivere una buona proposta. Per le banche spagnole ci sarà un esame dettagliato per individuare i fabbisogni di capitale e dare un valore agli asset e alcune condizioni, così come previsto già dal summit dei capi di governo. I grandi istituti soddisfano già i requisiti di capitale (9%) ma ora questi si estenderanno anche a quelle banche che ricevono aiuti.

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