SASSARI. Diciassette persone sono finite in manette tra Sassari, Olbia, Roma, Genova, Treviso, Prato, Arezzo, Caserta e Parma con l’accusa di aver costituito un’associazione per delinquere finalizzata al traffico di essere umani, …
… riduzione e mantenimento in schiavitù, tratta di persone, favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.
L’operazione dei carabinieri del nucleo investigativo di Sassari, coordinata dalla Procura distrettuale antimafia di Cagliari, è stata denominata “Terra Promessa 2”. Con le ordinanze di custodia cautelare eseguite in questi giorni, e che hanno portato all’arresto di 15 cittadini nigeriani e due italiani, gli inquirenti sono convinti di aver smantellato un’organizzazione che si occupava di far arrivare in Italia giovani nigeriane che poi venivano costrette a prostituirsi.
Due delle ordinanze sono state eseguite con la collaborazione dell’Interpol, nei confronti di nigeriani residenti in Francia e Germania. L’organizzazione, è stato appurato durante le indagini, si occupava di tutto: il reclutamento in patria, la fornitura di documenti falsi, il trasferimento verso le coste nordafricane in automezzi e il successivo traghettamento su quelle europee.
Questi viaggi potevano durare anche 15/20 giorni. Alcuni, quelli che potevano permetterselo, si trasferivano utilizzando il mezzo aereo, facendo tappa in Paesi dell’est europeo prima di entrare nell’area Schengen.
“L’origine dell’inchiesta – ha spiegato ai giornalisti il colonnello Francesco Atzeni, comandante provinciale dell’Arma di Sassari – deriva dalla denuncia presentata nel 2006 da una donna nigeriana che, giunta clandestinamente ad Olbia con la promessa di un lavoro regolare, era stata costretta a prostituirsi. Nel 2008 si era giunti all’arresto di 16 nigeriani, tuttora sottoposti a processo per gravi reati davanti alla Corte d’Assise di Sassari”.
L’associazione a delinquere – è stato sottolineato dagli investigatori dell’Arma – lucrava anche sui matrimoni combinati con italiani consenzienti. Il costo dai 6 ai 7.000 euro a carico dell’extracomunitario, cui una minima parte andava allo “sposo”. Il racket forniva poi, anche in questo caso, la documentazione necessaria. La donna poteva così, dopo aver estinto il “debito” con l’organizzazione, conseguire la cittadinanza italiana, trascorsi sei mesi dalle nozze.