Spending Review, sindacati in allarme: “Serve vero rilancio”

di Redazione

 ROMA. Serve un “piano nazionale di rilancio”, altrimenti “non si va da nessuna parte”.

A parlare è il segretario della Cgil Susanna Camusso che, nel giorno dell’incontro a Palazzo Chigi per il confronto con il governo sulla spending review, dichiara: “I lavoratori hanno già pagato abbastanza, bisogna cercare risorse altrove”.

I sindacati hanno già lanciato l’altolà, tanto che lunedì il leader della Cisl Raffaele Bonanni ha parlato di “sciopero”. “Come è successo in passato si dà la sensazione che si fanno interventi per poi procurare più danni di quelli di prima” ha detto il numero uno di via Po secondo cui “se si fanno tagli con criterio va bene e noi lo sosterremo. Altrimenti, se si faranno tagli tanto per farli, si faranno solo più guai”. E a quel punto, non mancheranno “iniziative in tutta Italia e in tutte le città”. “Faremo quello che serve” ha avvertito fino ad arrivare, se necessario, a “uno sciopero generale”. Parole raccolte anche dal segretario della Uil, Luigi Angeletti, e da quello dell’Ugl, Giovanni Centrella.

In un’intervista rilasciata alla Stampa, anche la Camusso dice no ai tagli che “servono solo a fare cassa” e avanza delle proposte. “La spending review in sé è utile; l’altolà è per le ricette che abbiamo sentito annunciare, che ci sembrano solo una somma di tagli lineari. – spiega – Bisogna riformare la pubblica amministrazione, eliminare i doppioni? Siamo d’accordo. Bisogna intervenire sugli organici? Cominciamo a tagliare le consulenze, che valgono 1,5 miliardi, e non i ticket restaurant, che ne valgono 10 milioni. Ci sono grandi divari nelle retribuzioni? Paghiamo gli stipendi oltre una certa soglia in titoli pubblici. Eliminiamo le 3000 società che servono solo alla politica. Invece, si vuol ripetere l’errore della riforma delle pensioni: si taglia sui lavoratori pubblici per fare immediatamente cassa, generando altra iniquità e recessione”.

Riguardo al fatto che i risparmi della spending review servono per evitare gli aumenti dell’Iva, la Camusso commenta: “Si dà per scontato che l’unico modo per fare cassa in Italia è prendersela con la massa del lavoro dipendente. E ogni volta, guardando alla distribuzione del reddito, si vede che c’è qualcun’altro che si arricchisce. Venti anni fa l’Irpef aveva aliquote dal 10 al 72%, adesso dal 23 al 43%”.

La leader della Cgil non chiude comunque la porta al confronto: “Siamo pronti a parlare di riforme, a partire dal fisco, ma occorre lasciare fuori istruzione e sanità”.

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