Processo “Sandokan”: gli Schiavone assenti, i manifestanti quasi…

di Redazione

 SANTA MARIA CV. Nonostante l’astensionedegli avvocati avesse posticipato il processo “Sandokan”, una trentina di persone si sono alternate sotto il gazebo allestito di fronte al Tribunale Penale di Santa Maria Capua Vetere per dar vita alla manifestazione“E ora fotografateci tutti”.

L’iniziativa promossa da Sel, con la successiva adesione del Psi e del Pd, non è riuscita, tuttavia, ad ottenere la massiccia partecipazione che, grazie ad una favorevole campagna mezzo stampa e social network, sembrava assicurata.

“In realtà una serie di problemi contingenti, il caldo e il giorno lavorativo,non hanno permesso la partecipazione di diversi esponenti della comunità – ha commentato il coordinatore provinciale Sel Pietro Di Sarno -come per gli esponenti di Libera e di ‘Mo’ Basta’ che, anche se oggi assenti, avevano dimostrato piena solidarietà all’iniziativa”.

Qualcuno ha forse temuto che l’importante tematica potesse essere oggetto di strumentalizzazioni politiche? “Non penso, – ha ripreso Di Sarno – in quanto la nostra iniziativa era aperta a tutti. Dopo la denuncia della giornalista Capacchione circa il provocatorio comportamento tenuto in aula da Carmine Schiavone, che aveva fotografato giudici e giurati popolari, abbiamo voluto attivarci. Il nome della manifestazione è stata così parzialmente mutuato da “E adesso ammazzateci tutti” come avvenne in Calabria. Se ci sono mille volti a sostegno della giustizia, ogni giudice sarà protetto da un cordone civile che impedirà azioni violente della mafia”.

Il coordinatore regionale Sel, Arturo Scotto, ha sottolineato le problematiche politiche istituzionali della giustizia: “In tema di giustizia non si può fare la Spending Review. Nei nostri territori la mafia è ancora forte come dimostrato dallo stesso Schiavone e dall’incendio ai campi di don Diana a Pignataro (ad ora i vigili del fuoco hanno escluso il carattere doloso dell’incendio, n.d.r.). Tagliare le sedi distaccate in Terra di lavoro è irresponsabile dal punto di vista della lotta alle mafie e del buon funzionamento della macchina giudiziaria.

Lo slogan di Peppino Impastato “la camorra (mafia n.d.r) è una montagna di merda” che doveva essere urlato da tutti i cittadini onesti per liberarsi dal letame è stato declamato solo da poche decine di manifestanti, per lo più appartenenti al mondo politico. L’impegno di Sinistra Ecologia e Libertà si è tradotto in 5 bandiere affisse nel gazebo della legalità, per un poco attivo Pd del poco presente Dario Abbate, una sola bandiera, mentre “la pausa caffè” a favore dei giudici dell’assessore sammaritano Carlo Russo non è valso nemmeno un poster per il Psi.

In questa giornata, di Franco Fortugno assassinato a Locri davanti ad un seggio elettorale, e della rabbia urlata agli ‘ndranghetisti da 5 ragazzi che, in prima fila, a volto scoperto, guidavano il corteo con lo striscione “E adesso ammazzateci tutti” è rimasto poco.Era il 2005, altri tempi. Oggi la rabbia e il coraggio civico nascono e muoiono su facebook, il tutto nei pochi secondi del click di un telefonino.

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