Omicidio Della Valle: la polizia cerca una Citroen

di Redazione

Tino Della ValleAVERSA. Una Citroen, modello C2 o C3. E’ quella che gli agenti del commissariato di Aversa stanno cercando di individuare nell’ambito delle indagini sull’omicidio di Tino Della Valle, il 36enne trovato morto, nella tarda serata del 6 luglio, in via Gramsci, nelle vicinanze dell’ospedale “Moscati”.

Incensurato, perito informatico, di Santa Maria Capua Vetere, Della Valle giaceva esanime alla guida di un’Alfa Romeo 156, con una ferita d’arma da fuoco all’altezza del lobo dell’orecchio sinistro. Nel corso delle indagini, coordinate dalla Procura della Repubblica sammaritana, non emergevano nell’immediatezza circostanze utili per la ricostruzione della dinamica dei fatti per la totale assenza di testimoni, anche se da una valutazione d’impatto investigativo era ipotizzato un tentativo di rapina conclusasi tragicamente.

L’attività investigativa, che tuttora prosegue incessantemente, è stata improntata prevalentemente nell’individuazione di testimoni avventori che potrebbero aver notato circostanze apparentemente ininfluenti ma che darebbero una svolta alle indagini.

Gli agenti del commissariato aversano, coordinati dal dirigente Luigi Del Gaudio e dal vice Luigi Graziano, ha attenzionato un’autovettura Citroen, verosimilmente C2 o C3, di colore grigio, che, nel corso degli accertamenti tecnici sulle immagini acquisite dalla videosorveglianza di esercizi commerciali limitrofi, è stata notata assiduamente sul luogo del delitto. Il conducente della Citroen potrebbe aver notato gli ultimi attimi di quanto occorso a Della Valle, pertanto sarebbe un potenziale testimone chiave della vicenda.

Da qui l’appello della polizia a tutti coloro che abbiano potuto in qualche modo essere stati presenti o transitati in zona in quella fascia oraria, al fine di fornire, anche in forma anonima, indicazioni sull’autovettura in questione o sul suo possessore. Informazioni che potrebbero dare una svolta alle indagini sull’omicidio di Della Valle, il quale, riferiscono gli investigatori, conduceva una vita irreprensibile sia nell’attività professionale che nelle frequentazioni personali.

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