Grecia, Samaras ai creditori: “Dateci un po’ di tempo”

di Redazione

Antonio SamarasATENE. Il premier greco Antonis Samaras chiede più tempo ai creditori internazionali della Grecia per fare le riforme strutturali.

In una intervista al quotidiano tedesco “Bild”, Samaras spiega che “chiediamo soltanto un po’ più di respiro per far girare l’economia e aumentare gli introiti statali. Più tempo non significa automaticamente più soldi”. Poche ore prima di un incontro con il presidente dell’Eurogruppo Jean-Claude Juncker, nell’intervista alla “Bild”, Samaras spiega che “stiamo facendo progressi, stiamo riducendo il numero complessivo dei dipendenti pubblici”, prospettando “presto un servizio pubblico ridimensionato, in miglior salute e decisamente più efficiente”.

Per il premier greco un’uscita della Grecia dall’euro sarebbe catastrofica: “Ci sarebbero almeno cinque anni di recessione e la disoccupazione salirebbe al 40%. Un incubo per la Grecia: crollo economico, dramma sociale e una crisi senza precedenti della democrazia”. Un incubo per la Grecia: crollo economico, dramma sociale e una crisi senza precedenti della democrazia”. Tredici miliardi e mezzo di tagli, ben due in più degli 11,5 inizialmente richiesti dalla troika (Ue, Bce e Fmi). Venerdì 24 Samaras incontrerà invece la cancelliera, Angela Merkel.

Nessuna decisione sugli aiuti alla Grecia verrà presa prima di ottobre”, spiega il presidente dell’Eurogruppo, Juncker, alla televisione lussemburghese Rtl. “Aspettiamo il rapporto della Troika”, ha sottolineato, ma “comunque nessuna decisione prima di ottobre”. Posizione ribadita anche da Angela Merkel nel corso di un suo viaggio in Moldavia.

Intanto a Berlino alcuni parlamentari tedeschi si sono detti ottimisti circa la possibilità di “aggiustamenti” nell’ambito delle misure finanziarie richieste al governo di Atene anche se – hanno ribadito – gli impegni concordati devono essere sostanzialmente mantenuti.

Le nuove misure previste dai tecnici greci prevedono tagli per 13,5 miliardi e non per i previsti 11,5 perché il ministero delle Finanze ha calcolato che dopo che saranno entrati in vigore le nuove riduzioni agli stipendi e alle pensioni, le entrate fiscali e i contributi previdenziali diminuiranno provocando un “buco” nel bilancio di altri due miliardi di euro.

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