WASHINGTON. Un giudice federale dell’Oregon ha archiviato un caso di abusi sessuali ad opera di un sacerdote, il primo in cui l’accusa puntava a dimostrare un pieno coinvolgimento del Vaticano.
Michael Mosman, della Corte distrettuale di Portland, ha stabilito che la Santa Sede non può essere considerata il “datore di lavoro” dei sacerdoti che si macchiano di abusi su minori.
Il procedimento è scaturito da una denuncia presentata nel 2002 da un uomo che ha accusato padre Andrew Ronan di averlo molestato più volte negli anni Sessanta. L’accusa sosteneva che il Vaticano era responsabile in ultima istanza. Il prete, morto nel 1992, aveva ammesso abusi su minori già quando si trovava in Irlanda, poi fu trasferito negli Stati Uniti, prima a Chicago e poi a Portland, dove continuò ad abusare di bambini.
La Santa Sede, a quanto emerso dai documenti processuali, era stata informata della vicenda solo nel momento in cui Ronan aveva di essere dimesso dallo stato clericale, cosa che avvenne dopo qualche settimana.
Jeff Anderson, il legale dell’uomo che ha sporto denuncia, ha annunciato il ricorso. L’avvocato della Santa Sede, Jeffrey Lena, ha commentato da parte sua: “Questo è un caso nel quale, per la prima volta, una corte negli Stati Uniti ha esaminato in modo attento e fattuale se un prete negli Stati Uniti può o meno considerato un impiegato della Santa Sede e la risposta, inequivocabilmente, è no”.