Estorsioni, arrestato il ricercato Gennaro Vanacore

di Redazione

 VILLA DI BRIANO. Nel pomeriggio del 20 agosto, i carabinieri del nucleo investigativo di Caserta, in collaborazione con i colleghi del reparto territoriale di Aversa, hanno tratto in arresto Gennaro Vanacore, detto Pasquale, 40enne di Villa di Briano.

L’uomo, che si è consegnato alla stazione carabinieri di Frignano, era ricercato dal 10 agosto scorso, quando si era reso irreperibile all’esecuzione di un decreto di fermo di indiziato di delitto, emesso dalla Direzione distrettuale antimafia di Napoli, nei confronti suoi e di Giuseppe Del Vecchio, 32 anni, di Casal di Principe, già arrestato, ritenuti entrambi elementi di vertice del gruppo Schiavone del clan dei casalesi. L’accusa nei confronti di entrambi è di tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso.

Il provvedimento è scaturito da un’attività d’indagine, grazie alla quale in soli 20 giorni, mediante riscontri tecnici, servizi sul territorio e penetrante attività informativa, i carabinieri sono riusciti ad acquisire gravi e concordanti elementi di colpevolezza a carico di entrambi gli indagati, accusati di aver posto in essere condotte estorsive ai danni del titolare di un caseificio operante nell’agro aversano, mediante ripetute visite presso l’attività commerciale ed anche nel corso di incontri occasionali per strada, al bar, dal barbiere, ecc., al fine di costringerlo a versare una tangente di complessivi 30mila euro (15mila subito e 5mila nelle canoniche scadenze di ferragosto, Natale e Pasqua).

Le dichiarazioni rese dal recente collaboratore di giustizia Salvatore Venosa, che da ultimo rivestiva una funzione apicale nel clan dei casalesi, hanno arricchito il provvedimento restrittivo di importanti elementi relativi allo spessore criminale recentemente assunto da Del Vecchio e Vanacore nell’ambito del sodalizio criminale. I due, infatti, secondo gli investigatori costituivano, insieme allo stesso Venosa e a Oreste Reccia (fermato il 31 agosto dello scorso anno), il vero e proprio “direttorio” del clan ed erano deputati alla gestione della cassa comune ed al pagamento degli stipendi agli affiliati sottoposti al regime del carcere duro.

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