PALERMO. Gli uomini della sezione Catturandi della questura di Palermo, del Servizio centrale operativo della polizia e dell’Interpol hanno arrestato il boss latitante Salvatore Bonomolo.
La cattura è avvenuta in Venezuela: al blitz ha partecipato la polizia dello Stato sudamericano. Ricercato dal 2007 per associazione mafiosa ed estorsione, Bonomolo è esponente della famiglia mafiosa di Palermo Centro inserita nel mandamento di Porta Nuova. Le indagini sono state coordinate dal procuratore aggiunto e dal sostituto Lia Sava.
L’operazione nasce da un’attività investigativa iniziata ad aprile e conclusa con l’arresto di Bonomolo nella cittadina venezuelana di Porlamar, nell’isola di Margarita. Il capomafia è stato preso in un centro commerciale, il Sambil, portato negli uffici di polizia e poi in tribunale. Era la famiglia a coprire e finanziare da Palermo la sua latitanza. Il boss era ricercato in Italia dal 2007 dopo essere stato condannato per mafia ed estorsioni a dieci anni e quattro mesi. L’indagine che ha portato al suo arresto, è partita da intercettazioni telefoniche delle conversazioni con i parenti.
L’operazione non è stata facile – ha spiegato il questore Nicola Zito – perchè i parenti lo chiamavano da impianti telefonici pubblici. Proprio seguendo la sorella gli inquirenti hanno intercettato una chiamata partita dal Carrefour di via Scalea e poi un’altra dalla cabina in via Belgio. La sorella e i parenti del latitante facevano da tramite con i mafiosi palermitani con cui Bonomolo cercava di riprendere i contatti e gli mandavano del denaro con cadenza mensile intestando i trasferimenti ad Angelo Garofalo, falso nome del latitante. Ha precedenti per detenzione di armi e spaccio di stupefacenti. Solo dopo, nel 2000, è entrato nella famiglia di Palermo centro e si è occupato di estorsioni.
Da aprile i poliziotti della Mobile erano sulle sue tracce e hanno individuato poi il residence dove si nascondeva. Per gli inquirenti, in questi ultimi anni Bonomolo sarebbe diventato uno degli ambasciatori dei boss siciliani in America Latina, probabilmente per nuovi affari di droga. Adesso, il boss è detenuto in un carcere di Caracas, in attesa dell’udienza che dovrà decidere per l’estradizione.
Mai come in questi casi va ricordato come è davvero importante l’impegno degli investigatori. L’indagine è partita da Palermo per proiettarsi su scenari internazionali e lì grazie al coordinamento con l’Interpol e le polizie locali è stato possibile portare a termine l’operazione. È la dimostrazione che non ci sono paradisi di impunità e quanto sono importanti le intercettazioni, teniamoci stretti questo strumento d’indagine fondamentale. Così il procuratore aggiunto di Palermo, Antonio Ingroia. Bonomolo non aveva mai interrotto i suoi contatti con la Sicilia, e questo gli è stato fatale. Questo arresto – ha concluso Ingroia – capita in un momento particolare per me, visto che tra qualche settimana andrò in Guatemala. Nel percorso professionale bisogna guardare non solo a casa nostra ma anche fuori, alle mafie transnazionali.