Prima viene investito da auto pirata, poi inizia “odissea” in ospedale

di Nicola Rosselli

 AVERSA. Investito da un’auto pirata, ricoverato su una barella in un ospedale con bagno in corsia senza acqua calda, senza lenzuola di ricambio e con chiosa finale di un’iniezione di insulina che era destinata al compagno di stanza.

Sarà anche sfortunato di suo Luigi F., 70 anni il prossimo primo ottobre, di Lusciano, ma quello che è certo è che l’essersi rivolto all’ospedale “San Giuseppe Moscati” di Aversa lo ha aiutato non poco nell’essere protagonista di un’odissea simbolo, ancora una volta, dei disservizi e delle carenze croniche di un nosocomio che pure serve oltre ad un popolazione di trecentomila residenti nell’agro aversano, migliaia di pazienti provenienti dai comuni a cavallo tra le province di Napoli e Caserta. A documentare questo ennesimo episodio di ordinaria malasanità anche una denunzia che la figlia dell’incolpevole protagonista ha presentato nella giornata di martedì presso la stazione carabinieri di Aversa.

La signora Giovanna, dopo aver ricordato che il padre era stato investito nei giorni precedenti da un pirata della strada mentre faceva footing in via Pastore, ha dichiarato: “Mio padre, pur di rimanere in ospedale, ha dovuto sottoscrivere una dichiarazione nella quale accettava il ricovero in barella”. Successivamente l’uomo è stato sistemato in una stanza a due letti con bagno in corsia, sprovvisto di acqua calda. Dopo due giorni la donna ha chiesto un cambio di lenzuola, “ma il personale sanitario mi ha risposto che non c’era disponibilità, per cui ho provveduto io all’acquisto di lenzuola per consentire il cambio di biancheria”.

Dopo altre traversie, il clou nella mattinata di martedì, quando il fratello di Giovanna, Ruggiero telefona allarmata alla sorella per riferirle che al malcapitato padre era stata praticata un’iniezione di insulina destinata al compagno di stanza. A questo punto, la donna decide di rivolgersi ad un responsabile del nosocomio che, da quanto dichiarato nella denunzia presentata ai carabinieri, chiede prove di quanto dichiarato dalla signora e la invita ad attendere in segreteria. Quest’ultima, dopo aver atteso per mezz’ora, si reca presso la più vicina stazione dei carabinieri e denunzia il tutto fornendo la propria versione dei fatti. Il militare che ha raccoltola denunzia ha rivolto alla signora una sola domanda: “Saprebbe indicarmi se i dottori hanno prestato immediata assistenza sanitaria a suo padre dopo l’errata somministrazione del medicinale?”.

Pronta la risposta, anch’essa contenuta nella denunzia: “Mio fratello (presente al fatto ndr) mi riferiva che il dottore di turno nel reparto di medicina generale, dove era ricoverato mio padre, prontamente gli dava dello zucchero e della marmellata e gli diceva di farlo mangiare al nostro genitore”. Per la cronaca, nella stessa serata di martedì, l’uomo si è completamente ristabilito. “Ma – ha dichiarato il figlio – è stata solo fortuna. Se la dose di insulina fosse stata maggiore mio padre avrebbe avuto conseguenze ben più gravi”.

Insomma, piove sul bagnato. Il “Moscati” negli ultimi tempi è stato nell’occhio del ciclone a causa dei disagi al pronto soccorso per mancanza di personale, sia infermieristico che medico, per l’accorpamento di alcuni reparti e, soprattutto, per i problemi di sicurezza. Gli operatori, infatti, sono costretti a lavorare in un clima di intimidazione da parte di familiari di pazienti che non sono contenti del livello di prestazioni erogate e spesso passano alle vie di fatto. Non a caso, proprio nella giornata di martedì, il consiglio comunale di Aversa ha approvato una mozione con la quale si richiede il ripristino immediato del drappello di polizia presso il “Moscati”.

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