Abusivismo, UpC: “Occorre una mobilitazione”

di Redazione

Uniti per CasapesennaCASAPESENNA. Il problema dell’abusivismo edilizio in Campania ha raggiunto una gravità tale da non poter più essere sottovalutato.

Prima ancora di entrare nel merito dell’appello, che il nostro comitato intende lanciare, occorre premettere che la realizzazione di immobili abusivi è stato un errore perpetrato ai danni del nostro stesso territorio. Quindi, partendo da tale consapevolezza e dal riconoscere che l’abuso edilizio rappresenta, di per sé, un reato penale ed al tempo stesso un atto di inciviltà, occorre anche tener conto di tantissime altre circostanze che possano consentire di approcciare tale problematica anche da un punto di vista umano. Tra l’altro, da non sottovalutare sono le problematiche di natura normativa, poiché molteplici e di non facile soluzione.

Tali problematiche vanno assolutamente prese in considerazione, poiché prescinderne significherebbe non centrare il problema e mettere la testa sotto la sabbia. Tale normativa che potrebbe essere ostica e complicata rappresenta il presupposto da cui partire per cercare una soluzione concreta. L’appello che vogliamo lanciare, naturalmente, riguarda quegli abusi realizzati non per speculazione edilizia, bensì per la necessità di realizzare degli appartamenti o comunque delle strutture legate alla necessità di abitarvi e di dare ai propri figli un’abitazione. Quindi, occorre selezionare le situazioni e filtrare gli abusi di necessità dalle vere e proprie speculazioni edilizie.

Lo Stato deve venire incontro ai tanti, ai troppi che si trovano in questa angosciosa situazione. Famiglie con bambini, anziani e persone con handicap non possono correre il rischio che la propria abitazione venga abbattuta dopo innumerevoli sacrifici economici ed umani per realizzarla. Il territorio deve essere tutelato, il territorio andava tutelato, da chi di dovere che invece ha consentito che tutte le abitazioni venissero realizzate in dispregio della normativa.

L’aver chiuso un occhio o entrambi ha consentito l’attuale situazione in cui ci troviamo ed è impensabile che oggi, a distanza di anni dagli abusi, si pretenda di cancellare quanto realizzato con un semplice colpo di spugna, come se nulla fosse accaduto. E’ semplice, è troppo facile oggi invocare la Legge, invocare l’applicazione pedissequa e puntigliosa della normativa in realtà già esistente negli anni in cui gli amministratori hanno consentito lo scempio. In passato si è consentito che l’opera fosse portata a compimento, si è consentito nonostante i sequestri che le persone vi andassero ad abitare, magari per non creare disaffezione politica o per motivi di favoritismo personale, ed oggi – che impazza l’idea dell’abbattimento vista come panacea per tutti i mali – quegli stessi soggetti non fanno nulla, non si espongono con chi potrebbe trovare una soluzione.

C’è una inerzia totale. La storia si ripete. L’attacco non è per qualcuno in particolare. L’attacco e’ nei riguardi di tutti, di tutti quei soggetti che pur non conoscendo nulla di normativa anche nelle ultime elezioni europee o di altra natura hanno paventato con grande sicurezza la possibilità di giungere ad una sanatoria, per poi omettere qualunque discorso sul problema. Come c’era da spettarsi, le promesse di condoni e decreti per fermare le ruspe sono state disattese, ma non possiamo arrenderci perché, in Campania, si sta vivendo un vero e proprio dramma sociale.

In considerazione della scarsa rappresentatività dimostrata dai tanti, troppi parlamentari campani, risulta necessaria e doverosa una incessante opera di sensibilizzazione sulla problematica, allo scopo di portare all’attenzione di tutto il potere politico ed istituzionale e dell’opinione pubblica, il dramma di tante famiglie, vista la disinformazione e la strumentalizzazione che ancora si continua a fare su questo delicato tema e sulla opportunità di procedere ad un immediato blocco delle procedure di demolizione in atto.

Occorre una vera mobilitazione, occorre che tutti i cittadini dei Comuni dell’agro aversano si uniscano in un coro unitario affinché la nostra voce possa arrivare sino a Roma ove c’è la stanza dei bottoni, ove v’è la possibilità di giungere ad una soluzione che riesca a contemperare sia il bisogno di legalità, sia il bisogno di ripristino dell’integrità del territorio e sia la necessità di tante famiglie, di tanti nuclei familiari di riappropriarsi della propria serenità. Occorre che i cittadini tutti, le associazioni cittadine, i politici che intendono sostenere tale progetto, si uniscano per sottoporre il “problema Casa” al Governo.

Si badi bene. Non chiediamo una sanatoria che ci dia il diritto di poter godere della nostra casa senza dover pagare per i nostri sbagli. Vogliamo fare anche altri sacrifici, vogliamo anche pagare delle somme quale prezzo per il ripristino della legalità, purché la nostra casa dove i nostri figli sono cresciuti venga lasciata intatta.

La casa è un diritto. Un diritto che deve essere garantito. Malgrado questo riconoscimento legale degli stati membri dell’UE, compresa quindi l’Italia, il diritto alla casa è sempre più violato. Tale diritto non è stato concretizzato e tutelato dallo Stato, tanto che i cittadini hanno dovuto provvedere da soli, pur costruendo su terreni agricoli, violando palesemente la Legge. il Governo italiano anziché sostenere il cittadino si preoccupa di abbattergli la casa, di abbattere la casa a chi l’ha realizzata senza alcun aiuto governativo. Occorre trovare un’immediata e celere soluzione prima che sia troppo tardi onde evitare che il disagio sociale arrivi a tal punto che si possono rischiare vite umane con probabili suicidi di esasperazione.

“Uniti per Casapesenna”

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