ROMA. In primo piano il caso Fiat. Il presidente del Consiglio Mario Monti scende in campo e incontrerà Sergio Marchionne, in ritorno dagli Usa, sabato alle 16 a Palazzo Chigi.
Ci saranno il ministro per lo Sviluppo Economico Corrado Passera, il ministro del Lavoro Elsa Fornero e il presidente della Fiat, John Elkann, che assicura: “La famiglia è unita e dà pieno sostegno a Marchionne”.
E la notizia dell’atteso incontro tra Lingotto e Palazzo Chigi occupa tutte le prime pagine dei quotidiani in edicola mercoledì 19 settembre, che tra ricostruzioni e analisi, cercano di fare il punto sul futuro degli stabilimenti all’indomani dellintervista rilasciata da Marchionne a la Repubblica, nella quale lad assicura che il Lingotto non intende chiudere gli stabilimenti italiani.
“A Mirafiori nel 2011 la produzione di auto si è fermata a quota 63 mila. Qualche anno prima erano più di 200 mila le macchine uscite dallo stabilimento simbolo della Fiat. Correva l’anno 2007” si legge sul Corriere della Sera nell’approfondimento a pagina 5. E ancora: “Dal 2007 al 2011 la produzione di Melfi è scesa da 300 mila a 230 mila automobili, e quella di Cassino da 150 mila a 131 mila”.
“La Fiat è in crisi per colpa del mercato. Ma il mercato dell’auto è davvero in crisi?” si chiede Paolo Griseri su Repubblica. “Secondo Fabbrica Italia (di autovetture Panda, ndr) se ne sarebbero dovuto produrre 260 mila. In realtà saranno non più di 130 mila”.
“Il mercato dell’auto non è morto” scrive Tito Boeri sulle colonne del quotidiano diretto da Ezio Mauro. “L’unica strada percorribile in questo momento è quella di aumentare la competitività delle nostre esportazioni e puntare ad intercettare la domanda che proviene da economie più dinamiche della nostra”.
Sul Corriere della Sera nell’analisi dal titolo “Il Lingotto e la carta tedesca”, Massimo Mucchetti punta l’accento sulle “tre questioni aperte per il Lingotto”. Il primo, scrive nella sua analisi a pagina tre, “è la sovraccapacità produttiva in Europa. La recessione l’ha accentuata, ma c’era anche prima a rendere fin da subito poco credibile il raddoppio della produzione prevista da Fabbrica Italia”. (…) “Il secondo nodo “su cui continua il silenzio è la disponibilità della Volkswagen ad acquistare il marchio Alfa Romeo, assieme a uno stabilimento italiano che, altrimenti verrebbe chiuso”. (…) “Il terzo punto sul quale Marchionne tace è quello finanziario: del debito e della moneta. Il debito Fiat è ancora considerato spazzatura, le sue obbligazioni junk bond“.
E dalle colonne de la Stampa interviene il sindaco di Torino, Piero Fassino, che, a proposito dell’incontro tra l’ad e il premier che si terrà sabato, dichiara: “Deve essere l’occasione per capire davvero che cosa intenda fare Fiat per attraversare il deserto” e “il premier deve mettere in campo tutte le azioni per promuovere un accordo a tre, azienda, sindacati e governo. Un patto che tenga conto della crisi e della difficoltà di vendere i modelli ma anche di indicare gli strumenti per tornare competitivi”.