Il Papa richiama i politici cristiani: “Giudizio severo contro chi sta in alto”

di Redazione

 ROMA. “La crisi economica globale nasce dall’assenza di un solido fondamento etico” in campo economico.

Per cui la risposta politica non può seguire le urgenze di una logica di mercato, ma deve basarsi in modo imprescindibile sulla ricerca del bene comune, rettamente inteso e sulla difesa della dignità umana”.Lo ha detto oggi il Papa parlando alla delegazione intrenazionale di politici cristiani guidati da Pier Ferdinando Casini, leader dell’Udc.

“Un rilievo crescente – ha detto il Papa – assume l’attuale situazione economica, la cui complessità e gravità giustamente preoccupa, ma dinanzi alla quale il cristiano è chiamato ad agire e ad esprimersi con spirito profetico, capace cioè di cogliere nelle trasformazioni in atto l’incessante quanto misteriosa presenza di Dio nella storia, assumendo così con realismo, fiducia e speranza le nuove emergenti responsabilità. E’ in questa chiave, fiduciosa e non rassegnata, che l’impegno civile e politico può ricevere nuovo stimolo ed impulso nella ricerca di un solido fondamento etico, la cui assenza in campo economico ha contribuito a creare l’attuale crisi finanziaria globale. Il contributo politico e istituzionale di cui voi siete portatori non potrà quindi limitarsi a rispondere alle urgenze di una logica di mercato, ma dovrà continuare ad assumere come centrale ed imprescindibile la ricerca del bene comune, rettamente inteso, come pure la promozione e la tutela della inalienabile dignità della persona umana”.

Benedetto XVI ha ricordato “il monito del libro della Sapienza, secondo cui il giudizio è severo contro coloro che stanno in alto. Monito dato però non per spaventare, ma per spronare e incoraggiare i governanti, ad ogni livello, a realizzare tutte le possibilità di bene di cui sono capaci, secondo la misura e la missione che il Signore affida a ciascuno”.

“Un autentico progresso della società umana – ha detto Benedetto XVI – non potrà prescindere da politiche di tutela e promozione del matrimonio e della comunità che ne deriva, politiche che spetterà non solo agli Stati ma alla stessa Comunità internazionale adottare”».

“Il rispetto della vita in tutte le sue fasi, dal concepimento fino al suo esito naturale – con conseguente rifiuto dell’aborto procurato, dell’eutanasia e di ogni pratica eugenetica – è un impegno che si intreccia infatti con quello del rispetto del matrimonio, come unione indissolubile tra un uomo e una donna e come fondamento a sua volta della comunità di vita familiare. È nella famiglia, ‘fondata sul matrimonio e aperta alla vita’, che la persona sperimenta la condivisione, il rispetto e l’amore gratuito, ricevendo al tempo stesso – dal bambino al malato, all’anziano – la solidarietà che gli occorre. Ed è ancora la famiglia a costituire il principale e più incisivo luogo educativo della persona, attraverso i genitori che si mettono al servizio dei figli per aiutarli a trarre fuori (e-ducere) il meglio di sé. La famiglia, cellula originaria della società, è pertanto radice che alimenta non solo la singola persona, ma anche le stesse basi della convivenza sociale”.

Benedetto XVI ha sottolineato che il “discernimento riguardante l’ordine sociale non può procedere senza una costante attenzione alla Parola di Dio ed al Magistero della Chiesa, particolarmente da parte di coloro che, come voi, ispirano la propria attività ai principi ed ai valori cristiani”.

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